Parliamo di Di Bella?
“L’argomento mi coinvolge affettivamente. Negli anni Ottanta conobbi Luigi Di Bella, lo contattai per confrontare con lui i miei studi sulla ghiandola pineale. Trovai un terreno comune ma i miei tentativi di conciliare le due oncologie, la tradizionale e la dibelliana sono tristemente falliti…”
Come mai?
“Da un lato c’è l’ottusità mentale dell’oncologia tradizionale che non conosce o non vuol conoscere gli aspetti biologici, dall’altro la terapia Di Bella che ha avuto (e ha) il grosso limite di non essersi espressa attraverso una sperimentazione clinica”.
Però c’è chi guarisce dal cancro con la Di Bella.
“Non basta dire: uno è guarito. Quanti pazienti sono andati bene e quanti male? Questa situazione va avanti da 25 anni. La multiterapia Di Bella deve seguire la sperimentazione clinica che tutto il mondo segue. Sennò si fa confusione, non si comprenderà mai l’efficacia della cura tradizionale rispetto alla Di Bella”.
Se fosse lei a decidere come si comporterebbe?
“Raccoglierei i dati e unirei le forze: ai malati che non rispondono alle cure ufficiali darei la Di Bella”.
Quindi la proporrebbe dopo che si è accertato il fallimento della terapia tradizionale, perchè?
“Potrebbe essere un modo per conciliare le posizioni scientifiche e per poter testare finalmente i risultati sul campo. Anche lei mi sta confermando che ha raccolto molto storie di pazienti che dopo il fallimento della tradizionale si sono trovati bene con la Di Bella…”
C’è un altro limite del metodo Di Bella?
“L’aspetto immunologico nella cura del cancro è noto da pochi anni, so che Giuseppe Di Bella ogni tanto inserisce al cocktail anche le interleuchine 2 (sostanze prodotte dai linfociti T) per potenziare il sistema immunitario”.
Un aspetto positivo della terapia Di Bella (oltre alla melatonina?)
“Il fatto di somministrare chemioterapici a piccole dosi è stata una geniale intuizione di Luigi Di Bella, oggi si inizia a praticare la “metronomica” che significa appunto curare con dose minima di chemioterapici a intervalli di tempo brevi”.
Piccoli dosi per evitare il fenomeno della chemio-resistenza?
“Questo aspetto va ancora studiato.
Quel che è certo però è che le piccole dosi non intossicano l’organismo e hanno effetti immunostimolanti e antiangiogenetici (ossia impediscono la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari al tumore per crescere).
Allora pro o contro Di Bella?
“Non ha senso dire ‘pro o contro’, io direi: ognuno dia il meglio di sé e la cosa funzionerebbe se il dialogo fosse solo scientifico, ma è chiaro che entrano in gioco altri interessi. La terapia Di Bella è la punta dell’iceberg che dischiude una tematica immensa: il rapporto tra la scienza e la cultura umana”.
Fonte > Giornale.it
Rubrica > "Tumori" con tutte le testimonianze sulla cura Di Bella