ROMA - Il problema si chiama Lampedusa. "Una bomba pronta a esplodere" diceva la Regione Sicilia nei giorni scorsi. Una bomba che sta deflagrando nei palazzi della politica. E a cui il governo tenta di dare una risposta. L'idea di Silvio Berlusconi, che ha convocato per domani un Consiglio die ministri straordinario, è il "catenaccio navale", come spiega una ricostruzione de il Foglio. Un pattugliamento costante del Canale di Sicilia tutto intorno a Lampedusa per intercettare i barconi carichi di disperati in fuga dal Nord Africa "dirottandoli" direttamente nei centri d'accoglienza in giro per l'Italia.
Piano in più punti Una soluzione, quella del catenaccio navale, che fa parte di un piano più articolato. Intanto c'è da "svuotare" Lampedusa dove, da sabato, sono giunte oltre 4mila persone. A questo si provvederà domani, come annunciato dal prefetto straordinario per l'emergenza Giuseppe Caruso. Sei navi trasferiranno gli immigrati nei 13 centri d'accoglienza distribuiti in tutta Italia individuati dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, insieme ai prefetti. Ma sul tavolo del Cdm di domani finirà anche la verifica dell'accordo siglato da Maroni e Frattini con Tunisi per il pattugliamento delle coste del Paese magrebino. Un'operazione che, secondo fonti italiane, sarebbe molto poco efficace.
L'opposizione non collabora Il Pd, con il segretario Pierluigi Bersani, sta alla finestra sull'emergenza immigrazione. Non tende la mano e, anzi, critica le scelte dell'esecutivo: "Noi siamo disposti a una politica di solidarietà a una condizione: che il governo non tenga i piedi in due scarpe perché non è accettabile che un presidente di Regione debba allestire la solidarietà e sentire esponenti di governo che sparano contro". Per Bersani il governo ha mostrato "assoluta irresponsabilità. Non è possibile aver agitato la questione da mesi e trovarsi ora a Lampedusa in una situazione più che drammatica con due medici, due infermieri, tre barche e centinaia di persone in arrivo. Noi abbiamo avuto altre emergenze in questi anni, ma non ci siamo mai trovati in situazioni del genere. Non si può avere un governo dove c’è chi vuole dare soldi e chi vuole dare sberle, dove c’è Maroni che chiede solidarietà alla Regioni e Bossi che dice che bisogna mandarli a casa, dove c’è Tremonti che dice che li aiuterà a casa loro, ma poi taglia i soldi alla cooperazione. Non è accettabile che l’esecutivo tenga il piede in due scarpe. Se vogliono la solidarietà nazionale e internazionale, com’è giusto che sia, devono metterci la faccia, dare i messaggi giusti e agire con organizzazione e solidarietà. Perché se vogliono coltivare un problema non lo possono risolvere".
Vendola: "Permesso agli immigrati" Un permesso di soggiorno temporaneo per gli immigrati giunti nella tendopoli, ancora in allestimento, a Manduria. Questa la proposta del presidente della Regione Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola, dopo la visita al centro di accoglienza temporaneo. "Continuiamo a chiedere al ministro Maroni perché non si prova ad immaginare, come si è fatto per altre emergenze umanitarie in Italia, di attivare quel permesso di soggiorno per protezione umanitaria che è stato lo strumento utile per affrontare le situazione di crisi?". Il permesso di soggiorno temporaneo è previsto dall’ articolo 20 del testo unico sull’immigrazione ed è stato applicato già per l’emergenza-immigrati provenienti dal Kosovo. "Questa gente non è un pericolo, sta scappando dal pericolo - ha detto ancora Vendola - dal pericolo della fame, della violenza, della vendetta politica, della guerra. La maggior parte dei tunisini che sono sul territorio italiano non sono qui per delinquere, stanno qui cercando un transito per le loro famiglie".
Sarkozy, regalo all'Italia Respinge i clandestini Ventimiglia viene invasa
In prima fila quando c’è da mostrare i muscoli a Gheddafi e bombardare la Libia. Nascosta dietro l’angolo quando i profughi arrivano dalle nostre parti e addirittura pronta a cacciarli in malo modo, sperando che se ne faccia carico solo l’Italia. È la fotografia della Francia in questi giorni. E Ventimiglia, terra di frontiera fra i due Paesi, è il perfetto fermo immagine di questa surreale situazione.
Basta passeggiare per le vie del centro di Ventimiglia, a meno di dieci chilometri dal confine con la Francia, per capire i riflessi che sta provocando la situazione del nord Africa. La cittadina è ormai da circa un mese assediata da immigrati diretti nel nord Europa, ma riportati in Italia dalle autorità francesi. «Loro fanno le guerre per il petrolio e noi dobbiamo pagare le conseguenze - spiega un edicolante vicino alla stazione, mentre osserva il via vai di nordafricani -. Ormai sono giorni e giorni che viviamo assediati da migliaia di magrebini che vivono per terra in attesa di chissà che cosa».
Una Francia che quindi fa da imbuto e che riporta in Italia tutti i clandestini che trova sul suo territorio, approfittando magari di questa situazione per fare un po’ di pulizia interna: alcuni dei riammessi provenivano infatti da Parigi. È capitato che alcuni extracomunitari siano stati condotti entro i nostri confini solo perché trovati con uno scontrino fiscale italiano in tasca. I primi sono arrivati il 15 febbraio e, fino a oggi, la polizia ne ha identificato 3300 con una media di circa un centinaio al giorno, anche se nelle ultime 24 ore se ne sono contati duecento. A questi bisogna poi aggiungere tutte le riammissioni effettuate nel nostro Paese dalle autorità francesi, ufficiali e no. Sembra infatti che spesso gli immigrati fermati in Francia vengano «informalmente» fatti salire su treni diretti in Italia o addirittura portati fisicamente e lasciati a pochi metri dal confine. Persone che vengono identificate e poi espulse, ma che in realtà, vista la saturazione dei vari centri d’accoglienza italiani, divengono potenziale manovalanza a basso costo per la criminalità.
A Ventimiglia la situazione più difficile si sta vivendo alla stazione, divenuta ormai un dormitorio, con condizioni igieniche al limite, tanto che il sindaco Gaetano Scullino ha dovuto allestire i locali inutilizzati dell’ex dogana per evitare che la città si trasformi in un bivacco a cielo aperto. «Anche se siamo molto impegnati con le attività legate alla riammissione - spiega il dirigente della polizia di frontiera Pierpaolo Fanzone - in questo momento non tralasciamo i controlli anche in entrata nel territorio nazionale e le attività investigative, legate alla commissione di reati specifici come quello dei passeur, che portano le persone da un lato all’altro. Solo in questi ultimi 10 giorni, infatti, ne abbiamo arrestati otto con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».
Passeur, anche loro di nazionalità tunisina, che chiedono fino a 150 euro a viaggio per un passaggio oltre confine. «Sono cinque giorni che vivo qui a Ventimiglia per strada - dice Hamed - io voglio solo raggiungere la Francia dove ho alcuni amici che mi possono ospitare. Siamo bloccati qui, senza sapere cosa mangiare e dove andare a dormire». «Credevo che qui ci fosse lavoro, ma invece non è così - prosegue Jamel -, sono andato in Francia ma mi hanno riportato in Italia e adesso non so cosa fare». Il sistema rischia di andare in tilt, con la polizia di frontiera che, nonostante abbia già ricevuto rinforzi, conta solo 80 uomini. «Anche se c’è stata una tendenza generale a sminuire il problema, questo sta diventando un’emergenza dalle prospettive incerte, ingestibili e lasciate al caso» racconta Nicola Colangelo, segretario provinciale del sindacato «Nfa Autonomi di Polizia», che chiede un aumento di organico per fronteggiare la situazione.
«Abbiamo anche proposto l’utilizzo di militari dell’esercito, come a Lampedusa, in ausilio alle forze di Polizia con esclusivi compiti di vigilanza». I sindacati ora sono preoccupati anche per i possibili problemi sanitari per gli agenti, a rischio di contagio di tubercolosi e scabbia come già avvenuto in alcune carceri italiane e nei centri di accoglienza. E si ribella anche Sanremo: «Sia chiaro che noi libici e tunisini non li vogliamo - mette le mani avanti il sindaco Maurizio Zoccarato -. Se li tengano altrove, qui da noi non c’è spazio. Io devo pensare ai miei cittadini e al turismo di cui vive questa città». Il timore è che questo sia solo l’inizio.
Fonte > Giornale.it