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La Royal Bank of Scotland mette in guardia per possibili crolli del mercato azionario e creditizio
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La RBS ha consigliato ai propri clienti di predisporre opportune difese in previsione di un crollo del mercato globale, sia azionario che del credito nei prossimi tre mesi, dovuto all’inflazione che sta paralizzando le maggiori banche centrali.

“Avremo presto un pessimo periodo, state pronti.” Ha detto Bob Jajuah, responsabile delle strategie di credito della banca.

Un rapporto del gruppo di ricerca della banca afferma che è possibile che l’indice S&P500 dell’azionario di Wall Street possa perdere da oltre 200 fino a 1.050 punti entro settembre, quando “tutti i polli torneranno al pollaio” dopo gli eccessi del boom globale, con questo contagio che si diffonderà attraverso l’Europa ed i mercati emergenti.

La RBS alza un segnale d’allarme per una crisi azionaria e creditizia.
La RBS mette in guardia: state pronti in vista di un pessimo periodo.

Uno scivolone di questo genere sulle borse mondiali porterebbe ad uno dei peggiori “mercati orso” (in discesa, N.d.T.) degli ultimi cento anni.

La RBS ha detto che l’indice iTraxx delle obbligazioni societarie di alto livello potrebbe salire fino a 130/150 punti mentre l’indice Crossover di quelle di basso livello potrebbe arrivare a 650/700 a causa del rinnovato attacco di panico nei mercati del debito.

“Non penso di poter essere più chiaro. Se volete stare sul mercato del credito focalizzatevi su qualità, breve durata e titoli difensivi non ciclici; il contante è il principale rifugio. Quindi tutto ciò riguarda il non perdere denaro e non perdere il lavoro” ha aggiunto Jajuah, che è diventato una stella della City dopo che i suoi pessimistici avvertimenti dello scorso anno circa la crisi del credito si sono dimostrati fin troppo accurati. E prosegue:

“La RBS si aspetta che Wall Street prolunghi la propria salita durante la prima parte di luglio, per un periodo di breve momento prima che si sgonfi la ripresa generata dal rimborso fiscale in America, e prima che gli effetti ritardati dell’aumento dei prezzi del petrolio si facciano pienamente sentire.

La globalizzazione ha sempre comportato il rischio di chiudere pericolosamente all’angolo, un giorno o l’altro, i banchieri centrali. Secondo me quel giorno è arrivato.

La Federal Reserve statunitense e la Banca Centrale Europea si trovano a dover affrontare una scelta obbligata adesso che la gente comincia a perdere il posto di lavoro e le banche tagliano il credito. Le autorità monetarie non possono reagire con denaro facile in quanto i costi di petrolio e generi alimentari continuano a spingere in alto l’inflazione, a livelli che stanno destabilizzando il mercato. “La pessima prospettiva che abbiamo è quella che rischiamo di dover vedere una crescita globale molto minore per poter avere un’inflazione molto minore. ”

Aggiunge ancora Jajuan: “La FED è ormai nel panico; l’enorme perdita di credibilità in cui piomberanno sia la FED che la BCE nel momento in cui non potranno più aumentare i tassi per contrastare l’inflazione crescente si combineranno col darci una colossale svendita di investimenti a rischio.”

Kit Jukes, responsabile del settore debito della RBS, ritiene che l’Europa non potrà restare immune. “La debolezza economica si sta diffondendo e i più recenti dati sulla richiesta e sulla fiducia dei consumatori sono terribili. La BCE è decisa ad alzare i tassi e la ricaduta politica potrebbe essere molto forte dato che i ministri finanziari delle economie più deboli si oppongono a questa misura.

In definitiva la RBS prevede per il prossimo anno che la crescita del prezzo del petrolio rallenti in concomitanza ad una potente spinta di deflazione del debito.

Ambrose Evans-Pritchard

Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Arrigo de Angeli e Massimo Frulla

Fonte >
Telegraph.co.uk


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