uello sotto riportato è un articolo del Generale Piero Laporta su Italiaoggi del 22 luglio. Un articolo che fa un’analisi interessante. Fa riferimento agli USA, e in particolare al periodo clintoniano, in merito agli eventi di vent’anni fa circa (dice Laporta: «È l’orrido scenario clintoniano del 1992, oggi più evidente per la congruità con l’intento dichiarato dagli USA di guerra permanente nel Mediterraneo per chiuderlo alla Cina»). E appaiono chiari gli intendimenti di chi sta creando il caos in Italia. Interessante e chiarissima la succinta suddivisione prospettata per il nostro Paese: «Sicilia, avamposto militare della NATO; Meridione (con Grecia e Balcani) Stato cuscinetto; Settentrione col cuore ricco dell’Europa. Ma si vuole un’Europa ricca e stabile?». Domanda retorica, che implica una risposta di massima non positiva. Importante l’indicazione precisa della funzione e ruolo di Tremonti, della Lega di Maroni, ecc.
Nell’articolo si rifiuta la facile demagogia contro la Casta, meritevole di tutto il male possibile, ma che non è il fulcro del problema, rappresentato dal nostro prossimo asservimento e sbriciolamento. Quanto a Berlusconi sembrano giuste le varie alternative: «Silvio Berlusconi, che approva la manovra finanziaria apparentemente suicida, è un ingenuo? O un complice? Oppure ebbe una proposta che non poté rifiutare? Si vedrà in questa lunga estate torrida».
La terza ipotesi sembra la più plausibile: quella resa famosa dal film Il Padrino. Abbiamo sia il primo (interpretato da Marlon Brando) appostato alla Casa Bianca, sia il secondo (Al Pacino) collocato in Italia.
Decisiva è la manovra strategica degli USA di Obama (eredi di quelli di Clinton, assolutamente più pericolosi per l’indipendenza italiana di quelli dei Bush, come dimostrò la guerra di Serbia, per la quale fu sistemato a Palazzo Chigi uno degli ex appartenenti al PCI, che cambiò già di campo negli anni ‘70!
Un’altra cosa che Laporta fa intendere è la seguente: È più o meno noto che gli USA si servirono della mafia siciliana per lo sbarco in Sicilia. Forse è meno noto che la lotta autonomista di Giuliano (condotta, forse, per effettiva convinzione) era ben foraggiata e appoggiata dagli USA; sempre attraverso la mafia.
Nel 1950, tramite il tradimento di Pisciotta (un traditore si trova sempre) Giuliano fu eliminato, e così non ci fu più pericolo che raccontasse qualcosa di antipatico; non semplicemente e non tanto per la DC, ma per gli americani. E dopo, quando Pisciotta fu condannato contravvenendo evidentemente ad assicurazioni date, fu ucciso perché protestò e minacciò di parlare; e ancora una volta, chi ci avrebbe rimesso di più non era la DC, ma gli USA.
Arriviamo poi a Mattei. E, chissà, forse anche a Moro. All’origine vi fu l’opposizione di ambienti comunisti italiani al cambio di campo del PCI negli anni ‘70, contrastato dai Servizi dell’Est. Su chi mise all’angolo le BR circa la scelta di uccidere oppure no – fra l’altro trasmettendo ai carcerieri di Moro notizie false e contrarie al vero sulla riunione dei vertici DC nella notte precedente l’esecuzione, in cui si era deciso di accedere almeno minimamente alle loro richieste – ci sarebbe però molto da indagare. E forse si scoprirebbe che, al contrario dell’epoca di Giuliano, i conniventi con gli USA – questi ultimi non so se proprio sfavorevoli a quell’esito dell’affaire Moro per ragioni di equilibri politici in Italia – vanno annoverati tra chi comandava ormai nel PCI.
Adesso, le mene sulla Sicilia, pur in diverso contesto storico e quindi, evidentemente, non con gli stessi intendimenti di allora, sembrano riprendere forza; all’origine sempre gli americani, anch’essi non più gli stessi di allora e con nuovi intenti strategici.
Sempre considerati ancora liberatori, i nostri benefattori. Oggi sono i nostri invasori che soffocano la nostra indipendenza.
M. M.
La Lega fa il gioco degli americani
Uno scenario in vista di una guerra permanente nel Mediterraneo per chiuderlo alla Cina
La secessione sembra volerla il Carroccio, ma l’auspicano gli USA
Prove tecniche di secessione l’altro ieri in Parlamento, con l’incarcerazione del deputato napoletano del Pdl Alfonso Papa e l’assoluzione del senatore pugliese del Pd, Alberto Tedesco, cui si somma l’indagine su Filippo Penati, che indebolisce ulteriormente Pier Luigi Bersani a Milano. Umberto Bossi, nonostante l’enorme riconoscenza nei confronti di Berlusconi che pagò di tasca propria la sua riabilitazione dopo l’infarto, s’è allineato all’ala secessionista della Lega. Risultato finale: indeboliti i due leader nazionali, Berlusconi e Bersani; affermate due leadership distinte, a Nord la Lega, nel Centro Sud da cercare nella sinistra, se non si sbraneranno prima.
Alberto Tedesco, nel 2006, fece varare dal Consiglio Regionale pugliese il Crat (Coordinamento Regionale delle Attività Trasfusionali) al cui vertice pose Michele Scelsi, fratello del sostituto procuratore di Bari, Giuseppe Scelsi, per gestire un budget di diversi milioni. Tedesco inoltre delegò Scelsi, il medico, a rappresentare la Puglia nella Consulta del ministero della Salute. Tedesco è connesso a Gianpaolo Tarantini, re delle protesi della sanità pugliese e mentore della signora Patrizia D’Addario. Quando Tarantini confessò i traffici di donne a favore di Berlusconi, su chi concentrò l’attenzione il magistrato Scelsi, su Tedesco o sulla D’Addario?
Alfonso Papa è accusato di favoreggiamento, concussione e rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4 che lambisce Giulio Tremonti. Ragioni politiche e di diritto affonderebbero Tedesco ben più di Papa. Accadde invece il contrario. L’incarcerazione di Papa è un manifesto politico dei secessionisti della Lega, grosso esponente dei quali è Roberto Maroni: chi tocca Tremonti muore. Tremonti firma la manovra finanziaria che, pur sgretolando il sistema, poiché non taglia i costi della politica, non fu ostacolata da Bersani. È «un miracolo» disse Giorgio Napolitano, mentre per Guido Crosetto la manovra è un «caso psichiatrico». Miracolo? Caso psichiatrico? Forse, ma c’è da capire.
Giulio Tremonti ha distrutto l’esercito e messo fuori combattimento le Polizie. A Napoli fece trasferire il migliore degli investigatori dei carabinieri ed espresse solidarieta a un vicequestore cacciato via dai magistrati antimafia. In Val di Susa un centinaio di sediziosi tennero in scacco e bastonarono migliaia di sguarniti poliziotti. Con queste Polizie, piazze sediziosamente organizzate, come a Tunisi o al Cairo, avrebbero buon gioco. Dopo la manovra, gli onorevoli evitano i bar e i ristoranti, dove gente inferocita li bercia. Di questo passo, le piazze potrebbero accendersi da un momento all’altro. I preliminari sono dunque a buon punto.
Che cosa farebbe chi vuole la secessione? E perchè volerla? Un anno fa, Italia Oggi scrisse che la secessione padana era un bluff ma, aggiungemmo, vi è chi alla secessione del Meridione vorrebbe arrivarci, caricando la croce alla Lega. È «meglio primi in Gallia che secondi a Roma». Lo disse Cesare e lo impararono i marxisti. Il separatismo vagheggiato a Nord, è bene ricordarlo, rinacque in Sicilia nel 1992 e i mafiosi l’antimafia li lasciò in pace per mezzo secolo, com’è stato appurato. Per arrivare alla secessione occorre che le due ali più oltranziste (della Lega e della sinistra) rispettino un accordo tacito, anche perché i padrini delle redivive Brigate Rosse sarebbero in grado di scatenare le violenze nelle piazze settentrionali come abbiamo visto in Val di Susa.
Occorrerebbe quindi, nel disegno secessionista, creare due distinte leadership, per il Nord e per il Centro Sud, magari due magistrati. La Sicilia? Non è difficile attizzare il separatismo, come nel 1992, come del resto denunciò Bruno Siclari, primo procuratore nazionale antimafia. Esito finale, come presumevano ai tempi di Salvatore Giuliano: Sicilia, avamposto militare della NATO; Meridione (con Grecia e Balcani), stato cuscinetto; Settentrione col cuore ricco dell’Europa. Ma si vuole un’Europa ricca e stabile? In altre parole, è l’orrido scenario clintoniano del 1992, oggi più evidente per la congruità con l’intento dichiarato dagli USA di guerra permanente del Mediterraneo per chiuderlo alla Cina. Silvio Berlusconi, che approva la manovra finanziaria apparentemente suicida, è un ingenuo? O un complice? Ebbe una proposta che non potè rifiutare? Si vedrà in questa lunga estate torrida.
Piero Laporta
Fonte > Italiaoggi