L'Ue ora boccia la Romania: guai per le ditte venete
Il Giornale di Vicenza
14 Gennaio 2011
Il no (per sicurezza e immigrazione) riguarda anche la Bulgaria. Stop alla libera circolazione (trattato Schengen) ma il Paese minaccia ritorsioni che potrebbero creare problemi a migliaia di imprese insediate là.
BRUXELLES - Unione europea verso il No definitivo a Romania e Bulgaria dentro Schengen. L'ingresso dei due Paesi nello spazio di libera circolazione Ue, ovvero una cooperazione rafforzata all'interno dell'Unione europea, era stato fortemente osteggiato da Francia e Germania negli ultimi giorni di dicembre. Oggi, nonostante la tentata mediazione dell'Ungheria, di turno alla guida della presidenza Ue, l'annessione dei due Paesi sembra rimandata ad ottobre 2011.
Lo spazio Schengen prevede l'abolizione dei controlli e l'adozione di comuni norme per le persone alle frontiere interne, il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e tra polizie e la creazione e sviluppo del sistema d'informazione Schengen (Sis). Ne fanno parte i Paesi Ue (eccetto Regno Unito e Irlanda), altri Paesi europei con condizioni particolari (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein), mentre per Cipro, Romania e Bulgaria sono in corso dei negoziati. Trattative osteggiate dall'asse franco-tedesco per presunti problemi "giuridici e di polizia" nonché per la scarsa sicurezza del confine bulgaro con la Turchia sul fronte immigrazione. Per entrare a far parte dello spazio Shengen ci vuole l'unanimità dei Paesi membri.
Uno stop che potrebbe avere delle ricadute anche sull'economia di quei Paesi che ad Est investono molto per la mancata semplificazione alle frontiere. Secondo Unindustria Romania l'Italia nel 2009 ha effettuato esportazioni nella regione Balcanica per oltre 10 miliardi di euro, pari a quanto esporta in Cina, Brasile ed India messi assieme. Massiccia la presenza delle imprese venete: ben 2.578 nel 2005, ovvero il 22% del totale delle 11.656 imprese italiane in Romania, secondo il Centro estero delle Camere di Commercio del Veneto. Non fanno ben sperare le dichiarazioni delle autorità rumene che minacciano sia l'uscita dal "Cooperation and Verification Mechanism", ideato per monitorare i passi avanti di questi Paesi verso Shengen, che il boicottaggio dell'ingresso nell'Ue della Croazia, altro Paese balcanico con cui l'economia veneta ha un rapporto privilegiato. Fa la voce grossa Teodor Baconschi, ministro degli Esteri rumeno, che minaccia ostruzionismo sulla rettifica di una clausola del trattato di Lisbona che prevede l'aumento del numero degli eurodeputati.
Sullo sfondo, le espulsioni di massa dei Rom (cittadini rumeni e bulgari) dello scorso settembre da parte della Francia, e l'annosa questione turca della Germania. L'Italia non sembra ancora aver assunto una posizione ufficiale mentre le recenti intercettazioni pubblicate sulla presunta mala gestione dei fondi Ue da parte della Bulgaria non fanno ben sperare.
Fonte > Il Giornale di Vicenza