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Iraq: elicottero USA apre il fuoco, strage di pastori
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BAIJI (IRAQ): Almeno otto civili iracheni sono rimasti uccisi in seguito all'attacco di un elicottero militare statunitense contro un'auto in corsa, il cui conducente aveva ignorato l'ordine di fermarsi: lo hanno denunciato fonti della polizia locale, secondo cui la strage e' avvenuta ieri sera a Baiji, sede della principale raffineria per il petrolio destinato all'esportazione, situata circa 180 chilometri a nord di Baghdad.

Stando a quanto riferito da un portavoce delle forze dell'ordine, maggiore Ahmed Hussein, tra le vittime ci sono anche un uomo sulla sessantina e due bambini, di 8 e di 11 anni rispettivamente. Il capo della polizia cittadina, colonnello Moudhher al-Qaisi, dal canto suo ha precisato che tutte le persone uccise erano semplici pastori, i quali stavano guidando il loro bestiame in un terreno incolto alle porte del centro urbano.

"E' stato un atto criminale", ha commentato Qaisi. "Rendera' tesi i rapporti tra i cittadini iracheni e le forze americane, e influira' negativamente sui miglioramenti gia' raggiunti nel campo della sicurezza".

Una portavoce militare Usa, tenente colonnello Maura Gillen, si e' limitata a dichiarare che l'equipaggio dell'elicottero aveva notato non meglio specificate "attivita' sospette" al suolo; un'inchiesta sulla vicenda e' in corso, ha aggiunto. L'eccidio e' stato peraltro confermato anche da fonti ospedaliere, e da giornalisti presenti sul posto, che hanno assistito alla veglia funebre dei parenti degli uccisi in una moschea della citta'.

Di recente le relazioni tra il governo dell'Iraq e il Comando americano sono state ulteriormente complicate da un caso di profanazione del Corano, utilizzato come bersaglio da un tiratore scelto Usa; l'episodio, avvenuto l'11 maggio scorso nel villaggio di Radwaniyah, vicino alla capitale, ha suscitato reazioni indignate da parte delle autorita' irachene, che hanno parlato di "sacrilegio" e "oltraggio".

Vane le scuse dei vertici militari statunitensi, e la stessa punizione inflitta al soldato colpevole, sottoposto a procedimenmto disciplinare, espulso dal suo battaglione e richiamato immediatamente in patria.

Due giorni fa lo stesso presidente George W. Bush era stato costretto a telefonare al premier di Baghdad, lo sciita moderato Nouri al-Maliki, per manifestargli il suo rincrescimento per la "gravita'" dell'accaduto, e tentare di placarne l'irritazione.

Fonte >  AGI



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