Intrigo internazionale in Sudan, raid contro i rifornimenti ad Hamas
Corriere.it
26 Marzo 2009
Le autorità di Khartoum avevano accusato gli americani, la tv Usa sostiene la pista israeliana
WASHINGTON – Intrigo
internazionale in Sudan. Durante la crisi di Gaza, misteriosi caccia
hanno individuato e distrutto sul territorio sudanese un convoglio di
armi destinato ai palestinesi di Hamas. Le autorità di Khartoum, nel
rivelare l’episodio hanno fornito due diverse versioni. Inizialmente
hanno parlato di 39 vittime, quindi hanno portato il bilancio ad 800
morti (200 sudanesi, il resto somali, etiopi, eritrei). Il ministro
delle Infrastrutture Mubarak Saleem ha sostenuto che gli attacchi
sarebbero stati due: uno all’inizio di febbraio, il secondo il 10. I
camion – secondo la sua versione - trasportavano clandestini e non
armi. Quanto alle responsabilità del bombardamento le autorità sudanesi
dopo aver accusato gli americani hanno negato di avere informazioni
precise
mentre la rete tv Cbs –
subito ripresa dai media di Gerusalemme - ha sostenuto che i jet erano
israeliani. L’azione sarebbe rientrata nel piano d’azione ideato da
Gerusalemme e Washington per contrastare il riarmo degli estremisti
palestinese. Per questo gli esperti israeliani presentano l’incursione
come un chiaro segnale di monito a Teheran.
LA ROTTA
– Da oltre due anni, Hamas, con la complicità di Sudan e Iran, ha
creato una “pipeline” che ha permesso di trasferire a Gaza razzi,
esplosivi, munizioni. E’ la cosiddetta rotta africana. Il materiale
arriva dall’Iran, raggiunge Eritrea o Somalia, quindi prosegue verso
l’Egitto attraverso parte del Sudan. Quindi con l’aiuto di alcuni clan
beduini del Sinai finisce nella Striscia di Gaza grazie al reticolo dei
tunnel. In alternativa al Sudan, i contrabbandieri usano come sponda lo
Yemen.
IL RAID –
In base alle indiscrezioni della Cbs l’attacco sarebbe avvenuto in un’area desertica vicino a Mount Al Sha’anoon,
a nord ovest di Port Sudan, dove i caccia hanno incenerito 17 camion e
i trafficanti di scorta. Forse a bordo dei mezzi vi erano dei missili
Al Fajir in grado di colpire Tel Aviv. I sudanesi, inizialmente, hanno
ipotizzato che l’incursione potrebbe essere stata lanciata da una base
presso Gibuti che ospita anche velivoli statunitensi. Ma le rivelazioni
della Cbs che tirano in ballo Israele fanno saltare questo scenario. E
sarebbe interessante capire come i jet con la stella di David abbiano
bucato le difese aeree degli stati della regione. Altre domande. E’
stato l’unico blitz o ve ne sono stati altri? Sono state colpite anche
delle navi? Di certo un mercantile con un carico bellico è stata
bloccato a Cipro. E davvero erano armi o, come affermano i sudanesi, si
trattava di clandestini? Gli analisti ritengono che per effettuare
l’operazione a 1400 chilometri di distanza dal territorio israeliano
gli israeliani debbano aver impiegato un buon numero di velivoli. Aerei
per la guerra elettronica, rifornitori e di scorta.
L’INTESA –
L’attacco, chiunque sia il protagonista, ha poi risvolti internazionali
non irrilevanti in quanto avvenuto in un paese terzo e al centro di un
contenzioso diplomatico per il Darfur. Ma soprattutto l’incursione
sembra essere il risultato del memorandum di intesa Israele-Usa per
impedire le forniture di armi ad Hamas. Un accordo che Gerusalemme
aveva posto come pre-condizione per accettare il cessate il fuoco a
Gaza. La questione sarà prossimamente al centro di una conferenza
internazionale in Canada alla quale parteciperanno rappresentanti di
Gran Bretagna, Spagna, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Danimarca,
Usa e Israele.