Il vescovo di Tripoli: nessun diritto a chiedere esilio di Gheddafi
AGI
01 Maggio 2011
CITTA' DEL VATICANO - La scelta dell’Italia di partecipare ai bombardamenti «mi ha ferito molto, è una cosa che non capisco proprio».
Lo dichiara il vescovo di Tripoli monsignor Giovanni Innocenzo Martinelli, 69 anni, in un’intervista al settimanale diocesano di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso.
«Posso capire che l’Italia debba agire diplomaticamente nei confronti della Francia, però l’Italia ha degli obblighi storici nei confronti della Libia, che non può calpestare con le bombe - aggiunge il prelato -. E’ veramente molto grave. Ne va di mezzo tutto un cammino della storia, di riavvicinamento dopo il colonialismo, un riavvicinamento tranquillo, pacifico».
Monsignor Martinelli afferma poi di non capire «questo accanimento nel dire che Gheddafi debba andare via, ad ogni costo. Con quale diritto ci si può esprimere in questo modo? Quali sono le ragioni in base alle quali poter affermare cio?».
Dopo aver detto che «di fronte a questre aggressioni» il popolo libico solidarizza con Gheddafi, il vescovo sollecita la diplomazia a muovere passi autentici verso la ricerca di una soluzione pacifica. «I pregiudizi che si sono creati intorno a Gheddafi, con le bombe finiscono per creare dei muri - aggiunge Martinelli - Tanti italiani che hanno lavorato qui e con cui sono in contatto stanno condannando questa aggressione. Facciamo un appello ai nostri capi a frenare e, piuttosto, a incoraggiare un cammino di dialogo che pare stia facendo strada, senza interferire con le bombe». Il vescovo racconta di donne musulmane che sono andate a trovarlo perchè chieda al Papa di rivolgere un appello per fermare i bombardamenti.
«Io ho risposto che il Papa l’ha già detto, ma nessuno lo ascolta».
Fonte > AGI