Il capogrupo Pd Lo Giudice vola a Oslo per le sue nozze gay
Tiscali notizie
01 Luglio 2011
Pur di sposarsi con chi si ama c’è chi fa la guerra, chi combatte con tutte le sue forze, chi lascia e rompe con la sua famiglia e chi è disposto a farsi 2000 km pur di convolare a nozze con l’amato. Al maschile in questo caso visto che si tratta di nozze gay. Vietate o meglio non riconosciute in Italia. Per questo Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay e capogruppo Pd nel Comune di Bologna, con il compagno Michele Giarratano, avvocato e responsabile dell'ufficio legale nazionale di Arcigay, hanno scelto la trasferta nuziale in terra di Norvegia. Dove il 27 agosto si sposeranno. Unione ad alto valore simbolico e personale ma atto nullo per la legge italiana. Ma per la coppia scambiarsi la fede in Nord Europa è un piacere ma pure una sfida politica "Facciamo questo passo ora prima di tutto perché vogliamo sposarci - racconta Lo Giudice - ma c'é pure una motivazione di tipo politico, anche se non è legata all'attualità e alla novità di New York".
Insomma non mancherà il banchetto, non mancherà l’amore, non mancherà la lotta politica: “Dopo il matrimonio chiederemo la trascrizione e dopo il rifiuto (lo Stato italiano non ammette nozze gay anche se celebrate all'estero, ndr), faremo ricorso alla Corte europea - spiega il consigliere - Speriamo così anche noi di spingere tribunali e legislatori a pronunciarsi sui diritti delle persone omosessuali". La coppia mesi fa aveva fatto richiesta di pubblicazioni di matrimonio al Comune di Bologna. Il rifiuto è arrivato puntuale come previsto, vista l'assenza di una legge sulle nozze gay. Poi la scelta di Oslo, più vicina rispetto a Canada e New York che sono gli altri due Stati dove possono sposarsi coppie residenti all'estero. "Così sarà più semplice raggiungerci per i nostri amici", compresi i testimoni che saranno due amiche d'infanzia di Sergio e Michele.
La battaglia sarà lunga e difficile. In città poche parole dette dal “suo” sindaco, Virginio Merola, sui matrimoni gay ha scatenato una guerriglia mediatica. Ma Lo Giudice è diplomatico, un pizzico di disciplina di partito, e preferisce “diciamo che per me la linea adottata dalla Regione Emilia-Romagna è la più efficace - spiega il futuro sposo - ossia garantire servizi a nuclei di persone che decidono di fare famiglia indipendentemente dal vincolo che li lega". Idea un po diversa da quella di Merola che ha sostenuto l’idea di premiare, per esempio nella distribuzione dei servizi comunali, le coppie sposate perché l’unione si fonda un impegno e una responsabilità maggiore. Anche se a dire il vero Merola pur dicendo di non essere disposto a celebrare nozze omosessuali perché la legge non lo permette si è detto a favore delle unioni tra persone omosessuali.
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