Il "Grande Oriente" e la politica francese
Frankfurter Allgemeine Zeitung
18 Luglio 2008
Le democrazie funzionano con reticolati, che variano da Paese a Paese. Chi in passato analizzava l'influenza politica dei massoni in Germania , veniva preso nei migliore dei casi per uno bizzarro, che canta fuori dal coro. Non sono forse le umanitarie, filantropiche e nel contempo innocue associazioni onorifiche, che potrebbero al massimo interessare gli storici del diciannovesimo secolo, forse non intimiditi da idee estemporanee?
La cosa assume connotati diversi nei Paesi romanici. Per questo vale la pena di gettare uno sguardo alla Francia. Là, in un Paese dal cattolicesimo centralizzato, le lotte "ideologiche" per il laicismo vengono combattute apertamente. Il tedesco che getta uno sguardo sul dibattito politico francese interno, nell'immediato è costernato. Si pone la domanda se " Der Spiegel" inviterebbe a un dibattito il Gran Maestro della Massoneria tedesca, prima di una consultazione elettorale decisiva. Inimmaginabile.
Ma la rivista "L'Express" ha fatto esattamente questo, invitando Il Capo del "Grande Oriente" di Francia, Jean Michel Quillardet, chiedendogli prima dell'ultima elezione presidenziale, il nome del candidato più gradito alla sua organizzazione.
Bisogna considerare che il "Grand Orient" rappresenta un eccezione nel panorama della Massoneria internazionale, così come la rivoluzione francese si è distinta da quella inglese e americana, e la separazione tra Stato e Chiesa ha assunto negli ultimi cento anni, connotati più incisivi che in altri Paesi. Mentre i massoni anglosassoni formati da idee di tolleranza e da un deismo extra confessionale del tipo "Grande Architetto dell'Universo", il "Grand Orient" francese è centrato sul nocciolo duro del laicismo.
Chi dunque segue le informazioni attuali del Paese limitrofo, deve mettere in conto un cambio di prospettive.
In gennaio Sarkozy ha fatto un discorso durante la sua visita a Ryad in Arabia Saudita, che è diventato motivo di contestazione. Egli ha dicharato che, come Presidente di uno Stato votato alla divisione tra Stato e Chiesa, doveva mantenere un atteggiamento religioso pluralista. " Ho il preciso dovere di garantire a qualsiasi persona, ebrea, cattolica, protestante, islamica, atea, massona, razionalista, la libertà religiosa, e dichiarare che si può considerare fortunata di vivere sul suolo francese, dove le sue convinzioni e radici sono riconosciute". Basterebbe la precisa menzione dei massoni per considerarne le conseguenze politiche.
Ben presto però è emerso, che il discorso di Ryad nonostante il riconoscimento in loro favore uscito dalla bocca del Presidente, non è stato gradito dalle logge. Sarkozy, che ha presentato in Arabia Saudita sopratutto il suo programma di una "politica della civiltà", ha scavalcato una legge laica non scritta , quando ha dichiarato che la base di ogni civiltà era costituita da "qualcosa di religioso" ( quelque chose de religieux): " Non conosco alcuna cultura, nessuna civiltà o morale, che anche se influenzata dalla filosofia, non abbia avuto un origine religiosa, sia pur minima". Dunque un discorso compromissorio, di tendenze opposte.
A questo punto era necessario fare una concessione riparatrice ai laici, già irritati in precedenza da simili esternazioni fatte da Sarkozy, durante la sua visita in Vaticano. Fu quindi permesso alle Logge, proprio nel giorno del discorso a Ryad, di usare determinate fasce orarie di trasmissioni televisive, in seguito a precisi accordi tra una delegazione massonica e il Presidente.
E' noto che nella cerchia del Presidente il "Grand Orient" ha i suoi portavoce, tant'è che il criminologo Alain Bauer, già Gran Maestro, ha influito sensibilmente sul pensiero del Presidente riguardo alla politica interna e che ha definito la Massoneria " una sorta di chiesa della repubblica".
Ora anche "il fratello" Xavier Bertrand dell' "Express" è stato allontanato dal " Grand Orient" con grande scalpore generale. Bertrand appartiene al UMP e viene considerato come il ministro più importante all'interno di questo governo, persino il probabile candidato per la carica di Primo Ministro.
Nel diciannovesimo secolo girava il detto che la Massoneria altro non era, che la Repubblica posta in segretezza, in fin dei conti una Repubblica delle Logge. Queste erano sicuramente le parole, espressione del vecchio conservatorismo nel Paese, ma furono rese possibili unicamente perché i massoni le avevano permesse, in quanto pronunciate da loro precedentemente, con entusiasmo trionfalistico.
Lorenz Jaeger
Tradotto per EFFEDIEFFE.com da Claudia Marus
Frankfurter Allgemeine Zeitung | 2 luglio 2008