Giornata della Memoria, due classi danno forfait
Il Mattino
27 Gennaio 2011
E' sempre più attuale e palpabile la psicopolizia dal basso. Siamo tutti sotto l'occhio vigile di chi non vede l'ora di aver qualcosa da denunciare con puntiglioso sdegno.
CITTADELLA - Due classi quinte dell'Itis Meucci oggi non partecipano alla rappresentazione teatrale proposta agli studenti in occasione della Giornata della Memoria. Questioni ideologiche? Rigurgito antisemita? Il rischio era stato ventilato da uno dei componenti della compagnia teatrale, ma la preside respinge l'illazione: «Assolutamente no, nessuna questione ideologica. I ragazzi sono stati avvisati tardi del fatto, era necessario un loro contributo di 3,50 euro e quindi si sono rifiutati di partecipare. Ho insistito fino alla fine, non c'è stato verso».
Un caso che apre un'altra pagina, drammatica: la carenza di risorse. «Le casse della scuola piangono, non avevamo fondi per garantire la partecipazione ai ragazzi». Un momento di teatro, parole per ricordare il dramma della Shoah. Dramma che - per certi versi - ha avuto un'eco anche in questi giorni, al Meucci: un writer ha scritto su un muro della scuola il messaggio che accoglieva i deportati al cancello d'ingresso di Auschwitz: «Arbeit macht frei», il lavoro rende liberi. Ma, al posto di lavoro, il writer ha usato un'altra parola per la traduzione, ovvero: «Lo studio rende liberi».
«Ci siamo confrontati con tutti gli insegnanti - spiega la dirigente scolastica Laura Gioia - Di comune accordo, abbiamo deciso di lasciare la scritta. Anche partendo da questo gesto vorremmo sviluppare una riflessione con gli studenti per la giornata della memoria». Due classi non parteciperanno, dalla compagnia teatrale sarebbe arrivato il sospetto che ci sarebbe una questione ideologica alle spalle della decisione; una scelta «grave e sconvolgente». Ma Gioia respinge ogni tipo di accusa: «Non esiste, un insegnante ha omesso di avvisare per tempo che gli allievi avrebbero dovuto contribuire allo spettacolo con 3,50 euro. I ragazzi si sono infastiditi, io a quel punto sono intervenuta, ma nessuno li può costringere. Non esistono discorsi ideologici, questi ragazzi non sono attivisti politici in un senso o nell'altro». Due quinte su 7 rimarranno all'Itis. «Mi dispiace che gli alunni abbiano deciso di non partecipare, ma non potevo imporglielo. Ho fatto due conti anche con le casse scolastiche, sempre troppo risicate, e la scuola purtroppo non poteva contribuire. Ho sperato fino all'ultimo in un loro ripensamento».
Razzismo? «Ma no, non ne ho mai avuto il sentore. E se solo avessi avuto la sensazione che dietro questo rifiuto ci fosse una preclusione razzista, mi sarei opposta e mossa in un'altra direzione».
Fonte > Il Mattino di Padova