Esercito di popolo contro mercenari
Il Tempo
24 Febbraio 2011
La maggior parte dell'esercito e della marina si unisce alla popolazione. Sarà guerra tra l'esercito e il popolo contro i mercenari e le milizie personali?
Il Colonnello ha esortato l'esercito e la polizia a «schiacciare la rivolta». Ma è proprio l'esercito ad aver dato alla protesta una svolta rivoluzionaria. Le truppe chiamate a soffocare le manifestazioni a Bengasi e Al Badya hanno preferito unirsi ai rivoltosi. Le forze armate sono l'incognita degli avvenimenti libici. A differenza di quanto accaduto a Tunisi e a Il Cairo, a Tripoli i militari non sono rimasti imparziali e molte guarnigioni hanno preferito disobbedire al rais. Forte di 50mila unità l'esercito della Jamahiriyya può contare su dieci battaglioni di carri armati, altretanti di fanteria meccanizzata e 18 battaglioni di fanteria. L'Esercito libico disporrebbe di una grande quantità di armamento da combattimento, la maggior parte del quale è di origine sovietica e risale agli anni settanta e ottanta. Dopo la fine dell'embargo e la cancellazione dalla black list degli «Stati canaglia», Gheddafi ha potuto fare acquisti sul mercato occidentale. Italia, Gran Bretagna, Belgio e Francia hanno contribuito a modernizzare l'equipaggiamento. Armi leggere, missili e caccia da combattimento. Questi ultimi sono soprattutto Mirage francesi che sono andati a rinforzare la linea di volo dei Mig 23 e 29.
La dotazione missilistica è costituita da Scud, Frog e Milan armi più potenti e di maggiore gittata di quelle che la Libia sparò contro l'Italia il 15 aprile 1986. Dopo l'11 settembre e con il riconoscimento da parte di Gheddafi delle sue responsabilità nell'attentato a Lockerbie, gli Stati Uniti hanno deciso di fornire aiuti per 2,5 milioni di dollari per sostenere la lotta al terrorismo. In funzione anti Bin Laden Washington ha fornito anche istruttori e molti ufficiali libici sono andati negli Stati Uniti per ricevere l'addestramento adeguato. Così il capo di stato maggiore, Al Madhi al Arabi, si è recato frequentemnte negli Stati Uniti e ora sembra si sia unito ai rivoltosi.
Ma l'esercito è anche composto da giovani di leva mentre il clan Gheddafi può contare sulla Milizia popolare libica, una formazione paramilitare, forte di 43mila uomini e donne, e la Brigata Khasim ( dal nome di uno dei figli di Gheddafi) oltre a un numero consistente di Murtazaqa, i mercenari africani con una presenza qualificata di ex soldati serbi e ucraini. Questi sono professionisti della guerra. Soldati di ventura che il Colonello ha usato per reprimere le proteste e nella guerra lampo contro il Ciad. Sono loro che garantiscono la sicurezza del Colonnello.
Su di loro Gheddafi e la sua famiglia contano per restare al potere. Nelle ultime ore si sono registrate significative defezioni. Due navi militari libiche che avevano ricevuto l'ordine di «bombardare Bengasi dal mare» hanno disertato e si trovano ora al largo di Malta. Prima di loro due Mig avevano lasciato la Libia per rifugiarsi sempre a Malta. Lo stesso ha fatto una Fregata che ha ammainato la bandiera della Jamahiriyya appena raggiunte le acque internazionali. Da Tobruk a Misurata le truppe sono a fianco dei rivoltosi e sparano contro le milizie guidate dai figli di Gheddafi.
L'Aviazione continua, secondo fonti incontrallate, a bombardare le città ribelli e proprio sulla forza aerea punta Gheddafi per riprendere il controllo. A terra infatti, la disperazione e la voglia di cambiamento danno coraggio e forza ai rivoltosi. Mutasim Gheddafi, conservatore e poco propenso alle concessioni, guida la repressione. Inviso al fratello Seif al Islam e ai vertici militari, anche a quelli che restano, per ora fedeli. La maggior parte dei libici considerano Mutasim presuntuoso e violento al punto che sembra che l'altra notte abbia avuto un violento diverbio con Seif al Islam sulla strategia da seguire per risolvere la rivolta. A farne le spese è stato Seif al Islam con un braccio rotto. L'esercito resta a fianco del popolo in Cirenaica perché di quel popolo fa parte. Se le milizie mercenarie saranno sopraffatte per Gheddafi, non ci sarà scampo. Per alcuni suoi figli si profilerà un destino drammatico.
Maurizio Piccirilli
Fonte > Il Tempo