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Dubai, sei killer partiti dall' Italia
Corriere della Sera
27 Febbraio 2010
GERUSALEMME - Martedì mattina, conferenza
alla Knesset sulla lotta al terrorismo nel mondo. L' invito del
ministero degli Esteri è a tutti gli ambasciatori. Molti hanno mandato
il console, però. Gli altri, neanche quello. Si parla d' Iran e di
Gaza. Non una parola su Dubai e sull' assassinio del terrorista Mahmoud
al-Mabhouh, sul giallo dei passaporti e sulle accuse al Mossad: «Dubai
what?».
Solo nel corridoio dei passi perduti, alla pausa caffè, un
diplomatico europeo incrocia un collega italiano e si concede la
battuta: «Ve l' hanno fatta anche a voi, eh?», sorride. Perché la
notizia circola da ore, la stampa l' ha già in parte anticipata. E la
polizia dell' emirato la conferma in un comunicato: sei delle persone
che hanno ammazzato l' uomo di Hamas, il 19 gennaio in diciannove ore,
sono partite dall' Italia (il 18) e in Italia sono rientrate (il 20).
Andata e ritorno. Su Malpensa e su Fiumicino. Passaporti clonati, anche
se non italiani. E poi puf, spariti nel nulla. Il giallo del Golfo s'
allarga sul mappamondo. I video dell' hotel, il commando in azione
ripreso minuto per minuto, hanno portato altre novità. La squadra era
composta da almeno 26 persone, venti uomini e sei donne, e gli
investigatori aggiornano la lista dei passaporti usati per entrare e
uscire, «veri ma falsi», regolarmente emessi e intestati a gente
apparentemente ignara: ai dodici inglesi, ai sei irlandesi, ai quattro
francesi e al tedesco, ora s' aggiungono pure tre australiani.
Uno si
chiama Adam Korman. Esiste davvero. Vive in Israele, come altri sei
turlupinati. E con questi sei, condivide l' ira e lo stupore d' essere
finito in un enorme affaire di sangue&spie. «Non escludiamo altri
coinvolgimenti», dice la polizia. In Irlanda, hanno scoperto che sul
passaporto di Kevin Daveron, uno dei nomi usati dai killer, la casa di
residenza indicata (peraltro abbandonata) appartiene al fratello d' un
ex deputato. Un intricatissimo intrigo. Le tracce portano ovunque, non
solo all' Italia, ma anche a Hong Kong e alle carte di credito della
banca americana Meta, con cui sono stati pagati gli aerei e gli hotel
dei killer. O al Cairo, dove vivevano fra mille privilegi i due agenti
dell' Autorità palestinese arrestati per avere aiutato la squadra della
morte. Perfino all' Iran: due dei sicari sarebbero arrivati nell'
emirato con una nave da Bandar Abbas, proprio dal porto dove Mabhouh
era atteso per una compravendita di armi in favore di Hamas.
Mossad o
non Mossad?
Israele resta l' unico sospettato. L' Europa rimane la
principale indignata (quanto tacciono gli Usa...) e se ne riparlerà a
metà marzo, quando Catherine Ashton, responsabile Ue per la politica
estera, verrà a Gerusalemme per l' ennesima discussione «franca e
seria». La baronessa troverà porte sbarrate. Irrideva lunedì il
ministro israeliano Avigdor Lieberman: «Voi europei vedete troppi film
di James Bond». L' immagine degli 007 è compromessa, però. E a
rimediare non basta Tzipi Livni, capa dell' opposizione, ex agente
Mossad che partecipò alle spedizioni per eliminare i massacratori di
Munich ' 72. Senza se e senza ma, è la prima ad appoggiare la
giustizia-fai-da-te in giro per il mondo: «L' uccisione d' un
terrorista, a Gaza o a Dubai, è sempre una buona notizia per chi
combatte il terrorismo».
I
volti Per l' omicidio di al Mabhouh, la polizia ha identificato 15
nuovi sospetti. I nomi sui passaporti (foto qui accanto, dall' alto e
da sinistra a destra): Mark Sklur, Daniel Marc Schnur, Philip Carr,
Stephen Keith Drake, Gabriella Barney, Roy Allan Cannon (passaporto
britannico); Adam Korman, Nicole Sandra McCabe, Bruce Joshua Daniel
(australiano); Eric Rassineux, Melanie Heard, David Bernard La Pierre
(francese); Ivy Brinton, Anna Shuana Clasby, Chester Halvey
(irlandese). Il totale dei sospetti è ora 26. Sei membri del commando
sono partiti dall' Italia
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