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Così i servizi spiavano Pci e Msi
La Repubblica
20 Ottobre 2010
ROMA - I servizi segreti spiavano il Pci e l'Msi. Le prime prove documentali spuntano dalle carte di Aldo Moro conservate all'Archivio centrale dello Stato di Roma. Sono tre documenti inediti con la classifica di "segreto" datati 19 giugno '67, 5 maggio '69 e 3 marzo '70 giudicati di grande interesse storico sia da Armando Cossutta, esponente di spicco dell'Ex Pci, sia dall'ex senatore An Franco Servello, ex federale del Movimento sociale a Milano. In quel periodo il servizio segreto era unico, si chiamava Sid (fondato sulle ceneri del Sifar dopo lo scandalo De Lorenzo), era diretto dall'ammiraglio di squadra Eugenio Henke. E spiava con regolarità comunisti e missini.
Queste tre "veline" confermano i sospetti dell'attuale presidente del Copasir, Massimo D'Alema, sollevati di recente durante l'audizione del direttore del servizio segreto militare Aise, generale Adriano Santini, sull'attività spionistica dell'intelligence rivolta alla politica. Al generale Santini, D'Alema ha chiesto se i servizi svolgano ancora oggi attività di spionaggio nei confronti di partiti o di politici. La questione è diventata di stringente attualità alla luce della denuncia pubblica fatta dal capogruppo Fli alla Camera, Italo Bocchino, di essere stato pedinato in primavera dal controspionaggio dell'Aise nella centralissima piazza romana di San Silvestro. Ma altre presunte attività di spionaggio sarebbero avvenute - tra conferme e smentite - nei confronti di numerosi politici, fra i quali il ministro dell'Interno Roberto Maroni.
Durante l'audizione del generale Santini, il presidente del Copasir lo ha invitato ad interrompere, se in corso, ogni attività di "sorveglianza" nei confronti di esponenti di partiti. "Dalla mia esperienza politica passata - aveva detto al direttore dell'Aise D'Alema, alludendo al suo trascorso nel Partito comunista - so che attività di spionaggio avvenivano nei confronti del Partito comunista. Sappia quindi che oggi, se ci fosse qualcosa che non va nei servizi, me ne accorgerei". Le prove dei sospetti di D'Alema, almeno per quanto riguarda l'intelligence tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, riemergono ora dal passato fra le carte dell'archivio dell'esponente democristiano rapito e ucciso dalle Brigate Rosse.
La prima "velina" è datata 19 giugno 1967 e fu consegnata dall'ammiraglio Henke a Moro allora presidente del Consiglio nel suo terzo esecutivo di centro-sinistra. Il Sid, stando a quelle carte, monitorava "l'azione propagandistica dell'estrema sinistra e dell'estrema destra che ha colto spunti offerti da episodi scandalistici per creare fermenti e correnti di opinione contro le pubbliche istituzioni". A proposito del Pci, il Sid scriveva che "in tempo di pace tende ad acquisire il controllo delle masse attraverso una costante alimentazione dell'odio di classe, e attivizzando le organizzazioni di base politiche e sindacali per raggiungere una piattaforma comune per l'azione insurrezionale". "In tempo di guerra", si legge ancora nell'appunto segreto, il Partito comunista mira a "realizzare l'immediato condizionamento psicologico della Nazione e del Governo contro un conflitto armato attraverso l'esasperazione della piazza e, quindi, la strumentalizzazione dei moti popolari per conquistare il potere o, in caso di impossibilità, per iniziare la guerriglia". Gli 007 conoscono tutto dell'organizzazione territoriale del Pci. Sanno che può contare su "organismi fiancheggiatori quali l'Anpi", che "si avvale del supporto della Cgil", che ha la sua forza maggiore "nelle Regioni rosse". Quantificano il suo bilancio annuale in "15 miliardi" di vecchie lire.
Ma soprattutto sono al corrente che all'interno del partito "esiste un apparato clandestino dei quadri predesignati a sostituire gli organi centrali in caso di emergenza con compiti politico-militari". Una sorta di servizio segreto del Pci che - scrive il Sid a Moro - "può inquadrare non meno di 300 mila unità tratte dalle leve più giovani degli iscritti e godere dell'appoggio degli altri militanti nell'attività eversiva". Tutti fatti, questi, confermati da Armando Cossutta, allora responsabile proprio di quel "servizio d'ordine clandestino del Pci".
Ma i servizi di Henke spiavano anche a destra. In particolare, l'Msi di Giorgio Almirante. Che, però, non destava allarme "ai fini di una seria azione eversiva, sia per la scarsa consistenza numerica, sia per le finalità nazionali che si propongono nonché per l'attuale assenza di legami con potenze straniere". "L'Msi - è l'analisi del Sid - rilanciando tematiche ispirate a ideologie nazionaliste, ha potuto raccogliere oltre ai superstiti quadri del fascismo, qualche migliaio di giovani influenzati da possibilità di controbattere il comunismo". Anche dell'Msi gli 007 conoscono tutti i segreti. Sanno che è finanziato da ambienti industriali e imprenditoriali. Una curiosità: fra le organizzazioni giovanili come l'Asan-Giovane Italia e il Fuan, il Sid segnala pure "i Volontari Nazionali - Camicie Verdi utilizzata sporadicamente in compiti di vigilanza interna". La "velina" si concludeva con una chiosa politica tutta filogovernativa. "Oggi - scriveva il Sid - non sussistono le premesse che facciano ritenere possibile un grave attentato alla sicurezza dello Stato. Peraltro un evento di pericolo si potrebbe determinare in conseguenza di un mutamento delle presenti condizioni di equilibrio interno, sostenuto dalla formula di centrosinistra in atto".
Il secondo documento è del 5 maggio 1969 e arriva a Moro nonostante in quel periodo non avesse incarichi: era stato messo in minoranza nella Dc dopo la fine dell'esperimento del centro-sinistra organico. E dopo le elezioni del 1968 che avevano sancito una consistente diminuzione di suffragi per i partiti della coalizione. Ma l'esponente Dc seguiva attraverso le "veline" degli 007 ogni passo dei comunisti, visto che cominciava a pensare all'allargamento al Pci, la cosiddetta "strategia dell'attenzione". Di lì a poco (il 5 agosto 1969), sarebbe rientrato nel governo come ministro degli Esteri nel secondo gabinetto Rumor e avrebbe conservato quella carica quasi ininterrottamente fino al novembre 1974.
"Erano quelli - ricorda Cossutta - anni dal tintinnar di sciabole surriscaldati dalla strage di Piazza Fontana, dal tentato attentato a Rumor davanti alla Questura di Milano. E dallo scoppiare della guerra del Vietnam con le maninfestazioni e i cortei antiamericani a Roma". E il Sid di Henke che faceva? Il 5 maggio '69 un appunto intitolato "la costituzione di Brigate capeggiate da ex comandanti partigiani" svelava a Moro che "il Pci, d'intesa con i comunisti dell'Anpi", avrebbe deciso di costituire gruppi segreti nell'ambito delle sezioni del partito delle principali città del Nord. Queste "Brigate composte di 20-30 elementi di assoluta fiducia" avevano il compito di assicurare "il servizio d'ordine in occasione di manifestazioni del Pci". "La difesa delle sedi del partito comunista da attacchi condotti da elementi di estrema destra". "Eventuali azioni contro sedi di partiti e gruppi di attivisti di estrema destra". E "azioni contro le forze di polizia e le Forze Armate nel caso di interventi in ordine pubblico ritenuti eccessivi". "Queste Brigate - aggiungeva il Sid - dovrebbero rappresentare i primi nuclei intorno ai quali verrebbero rapidamente costituiti più grossi reparti per reagire a un eventuale "colpo di Stato" concordato tra le FF. AA. e le correnti di destra dei partiti di Governo".
Il terzo documento è un appunto telegrafico del 3 marzo 1970 e fa riferimento a una spia interna al partito comunista. "Fonte fiduciaria solitamente attendibile - così il Sid avvertiva Moro - riferisce che la Direzione Centrale del Pci, in coincidenza della rinuncia dell'incarico dell'onorevole Rumor, ha disposto il piantonamento delle sedi regionali, provinciali e di zona del partito, per tutto il periodo della durata della crisi governativa. Ha inoltre chiesto la segnalazione della presenza, fuori ordinaria residenza, di ufficiali dei carabinieri e della Ps". Il Pci temeva un colpo di Stato, ma i servizi segreti spiavano ogni loro mossa. E Moro sapeva tutto.
ALBERTO CUSTODERO
Fonte > La Repubblica
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