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Cattolici ed ebrei a testimoniare dignità inviolabile uomo
Vaticano
12 Maggio 2011
CITTA' del VATICANO - Questa mattina Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano una Delegazione di B’nai B’rith International (in ebraico Figli dell’Alleanza), la più antica organizzazione di volontariato ebraico, fondata nel 1843 a New York. Il Papa ha espresso il suo apprezzamento per la «attiva partecipazione della B’nai B’rith International» all’incontro del Comitato Internazionale di Collegamento Cattolico-Ebraico, tenutosi a Parigi alla fine di febbraio, nel quarantesimo anniversario del dialogo fra le due religioni. «Ciò che è accaduto in questi quaranta anni» - ha detto il Pontefice - «deve essere considerato un grande dono di Dio e motivo di profonda gratitudine verso Colui che guida i nostri passi con la sua infinita ed eterna saggezza».
«L’incontro di Parigi ha confermato il desiderio dei cattolici e degli ebrei di affrontare insieme le immense sfide con le quali si confrontano le nostre comunità in un mondo che cambia rapidamente e, significativamente, il nostro dovere religioso comune di combattere la povertà, l’ingiustizia, la discriminazione e la negazione dei diritti universali dell’uomo».
«Una delle cose più importanti che possiamo realizzare insieme» - ha sottolineato il Pontefice - «è quella di dare comune testimonianza del nostro profondo credere che ogni uomo e donna è creato ad immagine di Dio e quindi dotato di inviolabile dignità. Questa convinzione rimane la base più solida dei nostri sforzi per difendere e promuovere i diritti inalienabili della persona umana».
Nel ricordare i recenti incontri del Gran Rabbinato di Israele e della Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo, Benedetto XVI ha affermato che in quella occasione «è stato posto l’accento sulla necessità di promuovere una autentica comprensione del ruolo della religione nella vita della società attuale quale correttivo di una visione meramente orizzontale, e conseguentemente tronca, della persona umana e della coesistenza sociale».
«La vita e il lavoro di tutti i credenti» - ha concluso il Papa - «devono portare continua testimonianza del trascendente, indicare le realtà invisibili che ci oltrepassano, e incarnare la convinzione che una Provvidenza amorosa e compassionevole guida la storia, nonostante le difficoltà e le minacce che appaiono sul nostro cammino».Il Papa afferma che obbiettivo comune di cristianesimo e giudaismo sia quello di «difendere e promuovere i diritti inalienabili della persona umana»; non ci sembra che tale promozione, intendiamo anche nei confronti dei non-ebrei, cioè della gran parte dell’umanità, sia tra gli obiettivi del giudaismo. Leggiamo cosa scrive, a proposito dello B’nai B’rith, la più importante organizzazione ebraica internazionale, don Curzio Nitoglia.
La redazione
Emmanuel Ratier ci presenta uno studio molto interessante sul B’nai B’rith, Misteri e segreti del B’nai B’rith. Su questo argomento non era stato scritto ancora nulla di cosi completo, dettagliato e nello stesso tempo ben documentato. Era infatti molto difficile poter parlare del B’nai B’rith, poiché riguardo a quest’associazione non si trovava nulla, di esposto al pubblico. Nulla, neppure alla Biblioteca Nazionale di Parigi, tranne tre modesti fascicoli del 1932. Tuttavia, secondo l’Encyclopedia Judaica (1970), il B’nai B’rith costituisce «la più antica e la più numerosa organizzazione giudaica di mutuo soccorso, organizzata in logge e in capitoli in 45 nazioni. Il numero totale dei membri è di circa 500.000». Strano che un’associazione così importante, fondata negli USA nel 1843, non abbia mai pubblicato nulla su di sè. Se si consulta la collezione delle riviste, che per legge devono essere esposte in quattro esemplari alla Biblioteca Nazionale ogni volta che appaiono, si constata che il B’nai B’rith non ha mai effettuato tale deposito, pur essendovi obbligato per legge. Nonostante questa precauzione, Ratier ha potuto consultare una certa parte delle pubblicazioni del B’nai B’rith americano ed europeo.
La fondazione
Il 13 ottobre 1843 il B’nai B’rith fu fondato al Caffé Sinsheimer, nel quartiere di Wall Street, a New York. Allora fu chiamato Bundes-Brueder (che significa Lega dei fratelli), nome tedesco a causa dell’origine dei fondatori ebrei-tedeschi, che parlavano soltanto il tedesco o l’yiddish. Il B’nai B’rith è pertanto una delle più antiche associazioni americane ancora esistenti. Il fondatore, Henry Jones, cercò dei co-fondatori reclutandoli presso la sinagoga, di cui era uno dei principali responsabili. Il B’nai B’rith stesso riconosce inoltre che almeno quattro dei suoi fondatori erano massoni. L’Ordine del B’nai B’rith, per libera scelta dei fondatori, era riservato ai soli ebrei. I fondatori volevano creare un Ordine che avrebbe dovuto essere il mezzo per unire gli ebrei d’America e «illuminare» così «come un faro il mondo intero». Un mese dopo la creazione dell’Ordine, si decise che la sede sarebbe stata a New York; il locale scelto per fondare la prima Loggia di New York, non fu una sala della Sinagoga, ma il tempio massonico situato all’angolo di Oliver Street e Henry Street, proprio per mostrare la sua origine massonica. I fondatori decisero di cambiare nome all’associazione, stimando che un Ordine ebraico dovesse avere un nome ebraico. Conservarono così le iniziali B. B., ma cambiarono il nome dell’Ordine, che da Bundes-Brueder (Lega dei Fratelli) divenne B’nai B’rith (Figli dell’Alleanza). Il motto dell’Ordine era: «Benevolenza, Amore fraterno e Armonia». Si scelse perciò come simbolo dell’Ordine la menorah, il candeliere a sette bracci, che simboleggia appunto la luce.
Formare dei quadri
Henry Jones intuì la necessità di una stretta unione della comunità ebraica americana, in vista del suo futuro incremento, per l’arrivo di un sempre crescente numero di emigranti, e quindi il bisogno di un’organizzazione che provvedesse alla loro sistemazione e al loro sostentamento; seppe unire i principi religiosi del giudaismo a quelli filantropici di mutuo soccorso della Massoneria. Il disegno di Jones era quello di selezionare tra gli immigrati i migliori elementi. per costituire i quadri o le élites indispensabili al ruolo che il giudaismo americano avrebbe dovuto avere nel mondo intero: essere il sacerdote dell’umanità posta al suo servizio, come noachida o proselite della porta! Per far questo bisognava conservare il carattere religioso del giudaismo, ma nello stesso tempo evitare ogni disputa teologica. Ora la Sinagoga, che in America era profondamente divisa, non poteva compiere quest’opera: la Loggia doveva quindi interporsi ed unificare ciò che le dispute sinagogali avevano diviso. Il B’nai B’rith avrebbe dovuto essere il grande educatore degli ebrei americani, per poterli innalzare al rango che compete loro: essere il faro dell’umanità! Esso aveva quindi una duplice funzione: essere un bastione contro la secolarizzazione e la perdita dell’identità ebraica; e nello stesso tempo evitare ogni pericolo di divisione, a causa delle dispute teologiche. Per favorire quest’unione degli ebrei l’Ordine, rifacendosi ai principi della Massoneria, si poneva al di sopra dei partiti e delle correnti teologiche ebraiche. Esso divenne il centro di tutti gli affari del mondo ebraico americano e il punto d’incontro degli ebrei liberali e ortodossi. Grazie alla sua caratteristica pluralista, non esclusivista, il B’nai B’rith riuscì a unire ciò che la Sinagoga aveva diviso. Inoltre il B’nai B’rith, per poter mantenere intatta la sua vitalità, mostrò sempre una grande capacità di adattamento al mutare delle circostanze.
Influenza politica del B’nai B’rith
Nell’ambito dei suoi compiti di tutela delle minoranze ebraiche l’Ordine esercitò, tramite il canale della diplomazia americana, enormi pressioni in favore degli ebrei perseguitati in Russia, in Romania, in Germania, ecc. Nel 1903 per esempio, il presidente Roosevelt preparò insieme al B’nai B’rith una lettera di protesta da inviare allo Zar di Russia per condannare i pogrom russi. Le richieste contenute nella lettera, trasmessa dal Segretario di Stato americano, non furono accolte dallo Zar, il quale anzi, vedendo che gli ebrei capeggiavano i rivoluzionari russi, decise di sottomettere gli israeliti stranieri a un regime speciale di passaporto, per poterli meglio sorvegliare. L’America fece nuovamente pressioni diplomatiche sullo Zar, ma Nicola II rifiutò ancora una volta di ricevere le proteste ebree. Il Gran Presidente del B’nai B’rith di quel tempo, Krans, ha scritto che uno dei membri del B’nai B’rith dichiarò in quell’occasione: «Se lo Zar non vuole dare al nostro popolo la libertà che esso desidera, allora una Rivoluzione installerà una Repubblica in Russia, mediante la quale otterremo i nostri diritti». Previsione o premonizione?
L’influenza attuale del B’nai B’rith
Negli USA le campagne presidenziali passano inevitabilmente attraverso le assemblee del B’nai B’rith, dove i candidati, sia democratici che repubblicani, vengono a porgere i loro messaggi di sostegno ad Israele. Per esempio nel 1953 il vice presidente Richard Nixon fu il principale oratore politico al banchetto della Convenzione, ed il presidente Dwight Eisenhower inviò un caloroso messaggio d’incoraggiamento alla Loggia. Eisenhower prese poi parte al banchetto per il 40° anniversario dell’ADL (Anti-Diffamation League of B’nai B’rith), il braccio armato del B’nai B’rith. Mentre nel 1963, per i 50 anni dell’ADL, l’invitato d’onore fu il presidente John Kennedy. Alcuni mesi più tardi anche il nuovo presidente Lyndon Johnson fu invitato dall’Ordine. Per finire, il presidente del B’nai B’rith, Label Katz, incontrò in udienza privata Giovanni XXIII nel gennaio 1960. Tramite Jules Isaac (membro del B’nai B’rith) l’Ordine giocava un ruolo di primo piano nella preparazione del documento Nostra Ætate del Concilio Vaticano II.
Il B’nai B’rith e la Massoneria
Oggi i membri del B’nai B’rith cercano di non parlare del loro legame con la Massoneria, ma abbiamo già visto come almeno quattro dei fondatori del B’nai B’rith erano massoni, che si riunivano in Templi massonici. Il Ratier esamina a questo scopo ciò che autori o riviste massoniche o filomassoniche scrivono del B’nai B’rith: Daniel Ligou, il Dictionnaire de la franc-maçonnerie (1932), l’Almanach maçonnique de l’Europe, Jean-Pierre Bayard, la rivista Globe secondo cui il B’nai B’rith è «il ramo ebraico della Massoneria», Daniel Beresniak, la Guide de la vie juive en France, che parla, a proposito del B’nai B’rith di «Massoneria colorata di Giudaismo», e infine Tribune Juive secondo cui essi (B’nai B’rith) progettano di creare un tipo di «obbedienza massonica riservata ai soli ebrei». Da qualche decennio tuttavia, i dirigenti del B’nai B’rith stanno cercando di non far trasparire la specificita massonica del loro Ordine.
La regola del segreto
Ufficialmente il B’nai B’rith avrebbe dovuto abbandonare la regola del segreto nel 1920, ma ancora nel 1936 Paul Goldman, presidente della prima Loggia di Londra, scriveva, in un articolo che ne tratteggiava la storia, del segreto o silenzio sulle attivita della Loggia. Il Ratier spiega inoltre come vi siano nel B’nai B’rith delle «riunioni aperte» cui possono assistere anche i profani, e le «vere riunioni», chiuse o segrete, riservate ai soli fratelli.
Il cardinale del B’nai B’rith
Il 16 novembre 1991, il cardinale Albert Decourtray, arcivescovo di Lione e primate di Francia, riceveva il Premio internazionale dell’azione umanitaria del distretto XIX (Europa) del B’nai B’rith. Nel discorso pronunciato per la consegna della medaglia ricordo a Decourtray, Marc Aron, presidente del B’nai B’rith francese, fece un’allusione molto interessante circa l’evoluzione delle relazioni tra gli ebrei e il Vaticano: «Poi venne Jules Isaac, un ‘B’nai B’rith’; il suo incontro con Giovanni XXIII è la punta dell’iceberg; il Vaticano II, Nostra Ætate, le direttive conciliari per lo sradicamento di ogni concetto antigiudeo nella catechesi e nella liturgia».
Il cardinale Bea
L’attitudine filoebrea del cardinale Bea gli valse l’accusa di essere un agente segreto B’nai B’rith. Qualcuno, come ha riassunto Leon de Poncins, ha accusato Bea di essere d’origine ebrea, si sarebbe chiamato, Beja, o Behar, e avrebbe agito nel Concilio come agente segreto del B’nai B’rith. Ma non ci sono prove serie di ciò fino ad ora.
Freud e il B’nai B’rith
L’autore scrive che Sigmund Freud era membro della Loggia del B’nai B’rith di Vienna e che il B’nai B’rith ha influito molto sullo sviluppo della psicanalisi, fondata sulla Kabala.
Il B’nai B’rith e il comunismo
La domanda dell’autore è questa: vi fu opposizione o sostegno, da parte del B’nai B’rith, alla Rivoluzione Comunista del 1917? Globalmente, leggendo la stampa del B’nai B’rith, si può dire che vi fu sostegno, senza che vi fosse alcuna paura per lo sviluppo della comunità israelitica russa, tranne le inquietudini per un’eventuale assimilazione degli ebrei nello Stato comunista e le difficoltà per la pratica religiosa. Ma oltre questi due punti, non si trova, nella stampa del B’nai B’rith dell’epoca, nessuna condanna del regime dittatoriale comunista per la sua ideologia. Per quanto riguarda «l’eliminazione degli ebrei ortodossi, essa fu condotta dalla sezione ebrea del Partito Comunista, la ‘Evsekzija’. Si assistette perciò al triste spettacolo di ebrei, che spogliavano i loro propri fratelli».
Il B’nai B’rith e il sionismo
Il B’nai B’rith può essere definito un movimento pre-sionista. Fin dall’origine e per sua natura, il B’nai B’rith è un Ordine d’ispirazione sionista, anche se nel 1843 questo termine non esisteva ancora. Paul Goldman, presidente della Prima Loggia d’Inghilterra, scrisse nel 1936 un piccolo opuscolo sulla storia di tale Loggia. In esso sono contenute notizie molto importanti sull’influenza delle logge londinesi del B’nai B’rith nello sviluppo del Sionismo. «Nella Palestina - scrive il Goldman - B’nai B’rith ha esercitato un ruolo unico, prima che il Sionismo ne facesse la base dello Stato ebraico». Nel 1865, ventitré anni prima dell’Organizzazione Sionista Mondiale di Herzl, il B’nai B’rith organizzò una grande campagna d’aiuto alle vittime ebree di un’epidemia di colera in Palestina. Dopo di che l’Ordine non ha più smesso di sostenere finanziariamente le iniziative private in Israele (nel 1948, inviò più di quattro milioni di dollari in Israele). Tuttavia, a causa di una minoranza antisionista tra gli ebrei, il B’nai B’rith; che ha sempre cercato di evitare ogni querelle e divisione tra israeliti, non ha preso ufficialmente posizione (fino al settembre 1947) in favore delle tesi sioniste, pur difendendole e partecipando attivamente a tutte le conferenze sioniste.
Il B’nai B’rith fa riconoscere Israele
È stato il B’nai B’rith che ha provocato il riconoscimento (de facto) dello Stato d’Israele da parte del presidente americano Harry Truman, che era ostile ad un riconoscimento rapido d’Israele, e che a causa del suo «ritardismo» veniva accusato dai dirigenti sionisti di essere un traditore. Nessuno dei leader sionisti era ricevuto, in quei frangenti, alla Casa Bianca. Tutti, tranne Frank Goldman, presidente del B’nai B’rith, che non riuscì però a convincere il presidente. Allora Goldman telefonò all’avvocato Granoff, consigliere di Jacobson, amico personale del presidente Truman. Jacobson, un B’nai B’rith, pur non essendo sionista, scrisse tuttavia un telegramma al suo amico Truman, chiedendogli di ricevere Weizmann (presidente del Congresso Sionista Mondiale). Il telegramma restò senza risposta. allora Jacobson chiese un appuntamento personale alla Casa Bianca. Truman lo avvisò che sarebbe stato felice di rivederlo, a condizione che non gli avesse parlato della Palestina. Jacobson promise e partì. Arrivato alla Casa Bianca, come scrive Truman stesso nelle sue Memorie: «Delle grandi lagrime gli colavano dagli occhi; allora gli dissi: ‘Eddie, sei un disgraziato, mi avevi promesso di non parlare di ciò che sta succedendo in Medio Oriente’. Jacobson mi rispose: ‘Signor presidente, non ho detto neanche una parola, ma ogni volta che penso agli ebrei senza patria mi metto a piangere’. Allora gli dissi: ‘Eddie, basta’. E discutemmo d’altro, ma ogni tanto una grossa lacrima colava dai suoi occhi. Poi se ne andò». Ebbene poco tempo dopo, Truman ricevette Weizmann in segreto e cambiò radicalmente opinione, decidendo di riconoscere subito lo Stato d’Israele. Così il 15 maggio 1948 Truman chiese al rappresentante degli Stati Uniti di riconoscere de facto il nuovo Stato. E quando il Presidente firmò i documenti di riconoscimento ufficiale d’Israele, il 13 gennaio 1949, i soli osservatori non appartenenti al governo degli Stati Uniti erano tre dirigenti del B’nai B’rith: Eddie Jacobson, Maurice Bisyger e Frank Goldman.
Il compito più arduo: impedire l’assimilazione
Sappiamo gia che il B’nai B’rith ha per scopo di unire gli israeliti, per far progredire l’umanità. L’Ordine cerca pertanto di sviluppare il carattere morale e intellettuale dei propri correligionari; tuttavia, studiando meglio il problema, si può scorgere un certo razzismo ebreo in tali programmi. L’Ordine dei Figli dell’Alleanza presuppone una fedeltà totale al giudaismo, in quanto esso serve a rafforzare la coscienza ebraica. Uno dei compiti più alti dell’Ordine è di preservare il popolo ebreo da ogni pericolo di assimilazione da parte di altre nazioni e da una conseguente perdita d’identità. La Lega Anti-Diffamazione (ADL) scrive che essa «crede nell’integrazione, cioè nell’accettazione degli ebrei, come eguali. Ma che è opposta all’assimilazione: ossia alla perdita dell’identità ebrea. Uno dei principi dell’Ordine è che ‘non vi è posto nel B’nai B’rith per un Fratello che tiene i suoi figli lontani dalla Comunità Israelitica’».
Il rimpianto del ghetto e i percoli dell’emancipazione
Nelle pubblicazioni del B’nai B’rith di questi ultimi anni, traspariva ancora una certa nostalgia del ghetto, come garanzia della propria identità, e perciò certi membri arrivano financo a stimare che «il nemico mortale degli ebrei non è l’antisemitismo ma è l’assimilazione». Il B’nai B’rith lotta anche contro i matrimoni misti, nei quali uno dei coniugi è un goy, anche se il matrimonio viene celebrato nella sinagoga.
L’Anti-difamation-League: o il braccio armato del B’nai B’rith
L’ADL fu fondata dal B’nai B’rith nell’ottobre del 1913 per lottare contro la diffamazione e la discriminazione che si sarebbero potute esercitare contro la comunita ebraica americana. Molti presidenti degli USA hanno tessuto l’elogio dell’ADL, ad esempio Truman, Eisenhower, J. Kennedy, Johnson, Reagan. L’associazione scheda regolarmente ogni anno tutti coloro che hanno espresso delle opinioni non filo-israeliane. In Italia, nel 1993, il giornalista Maurizio Blondet era riuscito, clamorosamente, a rendere pubblico l’elenco dell’ADL, in cui si trovavano, tra gli altri, i nomi degli onorevoli Pivetti e Miglio, dei cardinali Ruini e Pappalardo. L’onorevole Pivetti presentava un’interrogazione parlamentare chiedendo al ministro degli Interni un’inchiesta sul caso, senza ricevere alcuna risposta.
L’ADL e lo spionaggio privato negli USA
Il 10 dicembre 1992 e l’8 aprile 1993, i locali dell’ADL del B’nai B’rith di San Francisco e di Los Angeles, furono perquisiti simultaneamente da agenti dell’FBI e molti dei documenti sequestrati provano che l’ADL, tramite la sua sezione di ricerca documentaria (Fact Finding Division), diretta fin dal 1962 da Irwin Svall, è stata, né più né meno, una vasta rete di spionaggio, non solo contro militanti politici vagamente antisemiti, ma anche contro diverse confessioni religiose, club, associazioni locali che non hanno nulla di antisemita. La polizia americana scoprì allora che la maggior parte degli uomini o associazioni spiate dall’ADL, non avevano mai avuto alcun legame diretto o indiretto con la comunita ebraica, e non avevano neppure preso una posizione netta pro o contro Israele. In Italia per esempio, il cardinale Ruini era stato schedato come antisemita per aver scritto che Gesù era stato crocifisso dagli ebrei. Il cardinale Pappalardo per aver usato l’espressione scritturale «Sinagoga di Satana». Una tale rete di spionaggio è stata messa in piedi grazie alle amicizie che l’ADL conta tra i poliziotti, gli sceriffi e persino tra gli agenti dell’FBI. Il potere della comunità ebrea è tanto grande che i locali dell’ADL di Los Angeles dovettero essere perquisiti dalla polizia di San Francisco, perché la polizia locale si era rifiutata di cooperare direttamente all’inchiesta. Il procuratore generale di San Francisco, Arlo Smith, disse che si trattava «della più vasta rete di spionaggio che opera su scala nazionale». Due cronisti del quotidiano San Francisco Chronicle, Phillip Matier e Andrew Ross, scrivevano che il dossier dell’ADL di San Francisco, sequestrato dalla polizia di Los Angeles, era «soltanto la punta dell’iceberg di un raggio nazionale di spionaggio e di indiscrezioni programmate dai servizi di sicurezza». I due giornalisti affermavano anche che «poliziotti di almeno altre sei grandi città, sono egualmente implicati nella vendita di schede confidenziali di Polizia». Altra tattica impiegata dall’ADL è quella d’infiltrare gruppi o partiti americani. Alcuni studenti ebrei dell’Università di San Francisco, come riportava il settimanale San Francisco Weekly, avevano ammesso di spiare, per conto dell’ADL, altri studenti o professori, annotando sistematicamente le osservazioni fatte su Israele o sugli ebrei. Se ne deduce che l’ADL scheda ogni persona che esprime sentimenti od opinioni critiche su Israele. Sembra che l’origine dei legami ADL-Polizia risalga ai preliminari della dichiarazione di guerra americana del 1941. Quando gli USA dichiararono la guerra, le schede dell’ADL divennero una miniera d’oro per l’FBI, che poté cosi controllare gli agenti nemici. Questa pratica non è cessata: l’ADL ha fornito all’FBI liste di persone o organizzazioni ritenute «razziste»; anzi l’ADL ha organizzato dei seminari di formazione ai quali venivano invitati poliziotti americani per poter identificare e schedare gli antisemiti o presunti tali. Nel 1989 fu il capo stesso dell’FBI, William Sessions, a partecipare all’assemblea annua dell’ADL, mettendo a disposizione della stessa la sua esperienza professionale. Per ottenere i favori dei poteri repressivi e facilitare la sua penetrazione nell’apparato poliziesco, l’ADL sponsorizza ogni anno, numerosi seminari consacrati specialmente ai cosiddetti «estremisti bianchi», ai quali partecipano numerosi ufficiali di polizia, dall’FBI fino agli sceriffi, ivi compresi i procuratori generali di tredici Stati. Le «pubblicazioni ‘tecniche’ dell’ADL, che costituiscono spesso una vera opera di schedatura di persone critiche nei confronti del Sionismo, sono d’altronde destinate a essere utilizzate dalla Polizia, come precisa lo stesso catalogo pubblicitario dell’ADL».
Per conto dell’ADL vengono organizzate anche operazioni di provocazione, orchestrate nel seno di gruppi di estrema destra, in modo da screditarli e al tempo stesso pilotare l’opinione pubblica sull’esistenza di un grave pericolo razzista ed antisemita, in realta inesistente.
Un libro di denuncia
Nell’estate del 1992 appariva in Francia un libro, intitolato Les droites nationales et radicales en France, edito da Presses universitaires de Lyon (PUL), scritto da due giovani autori René Monzat e Jean-Yves Camus (nati entrambi nel 1958). Sul retro della copertina si può leggere la scritta: «Opera pubblicata col concorso del B’nai B’rith di Francia». Ora il presidente del B’nai B’rith francese e il dottor Marc Aron, un influente personalità lionese, che ne ha firmato la prefazione dal titolo: Il cerchio vizioso dell’estrema destra. L’opera è costituita in larga parte dalla trascrizione di schede della Polizia (da pagina 61 a pagina 100) ed è un’opera di autentica denuncia di partiti, personalità, bollettini, associazioni, ecc.
Don Curzio Nitoglia
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