Casa Bianca sotto assedio per il libro denuncia
La Repubblica
31 Maggio 2008
Dopo le rivelazioni di McClellan il "New York Times" chiede l'impeachment del vicepresidente Cheney
NEW YORK: Per tre anni, proprio nella fase più sanguinosa e controversa della guerra in Iraq, l'Oracolo della Casa Bianca aveva giocherellato con la verità, difendendo George W. Bush e fornendo, spesso inconsapevolmente, notizie false agli Stati Uniti e al mondo.
Ma ora l'improvviso pentimento (o tradimento) di Scott McClellan, l'ex-portavoce del presidente americano dal 2003 al 2006, acuisce la crisi di credibilità di Bush e offre una nuova arma ai democratici. Le confessioni di McClellan sulla "cultura dell'inganno di Washington" hanno creato alla Casa Bianca un clima da stato d'assedio: l'ex-collaboratore del presidente è stato scomunicato e c'è chi ipotizza di mettere di mezzo gli avvocati. Al Congresso c'è chi suggerisce, come il deputato della Florida Robert Wexler, di far testimoniare sotto giuramento McClellan in modo da mettere a nudo le menzogne della Casa Bianca e magari avviare l'impeachment di Dick Cheney.
Intanto il New York Times chiede in un editoriale una indagine sulle truffe che sono servite a preparare la guerra in Iraq. E mentre il presidente della camera Nancy Pelosi si schiera con McClellan, Barack Obama, ormai convinto di suggellare la settimana prossima la nomination democratica, utilizza il caso del-l'ex-Oracolo per rimproverare a John McCain, il suo avversario di novembre, di averpresoperbuo-ni gli imbrogli della Casa Bianca sull'Iraq.
Nell'occhio del ciclone McClellan è il nuovo libro di memo -rie dell'ex-portavoce, che è intitolato Whathappened (Che cosa è successo) e offre in 341 pagine unaimpietosaricostruzione dall'interno delle dinamiche della Casa Bianca repubblicana. Il libro non è ancora uscito ufficialmente, ma già ne circolano varie copie, se ne conoscono i passaggi più significativi ed è al primo posto delle vendite online di Amazon, la più grande libreria degli States.
McClellan, 40 anni, arruolato da Bush già dai tempi del Texas, rivela come la Casa Bianca abbia sempre piegato la verità a fini pò -litici. "Il presidente e i suoi consiglieri — scrive — hanno confuso un'offensiva propagandistica con l'alto livello di sincerità e onestà necessario per costruire e sostenere l'appoggio dell'opinione pubblica in tempi di guerra".
L'ex-Oracolo sostiene che il presidente abbia fatto ricorso a una forma di "auto-truffa" gestendo la crisi con Saddam Hussein in modo tale che l'uso della forza diventasse l'unica strada possibile. Punta anche l'indice verso Karl Rove e Scooter Libby: i due lo avrebbero spinto a mentire pubblicamente sul caso Valerie Piarne, l'ex-dirigente della Cia smascherata come punizione per le critiche rivolte dal marito alla Casa Bianca sul "Nigergate", l'imbroglio delle presunte vendite di materiale radio attivo all'Iraq. E proprio quell'episodio, aggravato dalle ambiguità di Bush, avrebbe spinto McClellan a lasciare l'incarico nell'aprile 2006 e — ora — a onorare la verità.
Di fronte alla pesantezza delle accuse era inevitabile che McClellan venisse attaccato frontalmente dallaCasaBiancaper la sua slealtà. Attraverso l'attuale portavoce, Dana Ferino, Bush ha fatto sapere di essere molto deluso e di «non riconoscere più lo Scott che aveva assunto e con cui si confidava». E ai margini della conferenza di Stoccolma sull'Iraq, Condoleezza Rice — derisa nellibroperl'arrendevolezzanei confronti di Cheney e Donald Rumsfeld — ha difeso le sue posizioni: «Il presidente—ha detto il segretario di Stato — è sempre stato molto chiaro sulle ragioni della guerra in Iraq».
Fonte > La Repubblica