Il ragazzo col giubbotto beige e la sciarpa color panna al collo, fotografato prima con le manette nella mano sinistra e un manganello pronto a colpire un altro finanziere e poi con una pala stretta tra le dita, è un manifestante. Non è un agente infiltrato tra i black bloc che martedì hanno scatenato la guerriglia urbana nella Capitale. E in un attimo, il giorno dopo l'inferno, il Partito democratico piomba nel più grande imbarazzo. La figuraccia ormai è fatta.
Per tutto il pomeriggio i parlamentari del centrosinistra avevano osservato le foto dell'assalto ai finanzieri in via del Corso. Per loro la conclusione era palese: tra i manifestanti c'erano degli agenti infiltrati: la prova è il giovane col giaccone beige. I senatori guidati da Angela Finocchiaro sembravano sicurissimi: «A Roma c'erano evidentemente degli infiltrati che hanno messo a rischio i manifestanti e le forze dell'ordine. Chi li ha mandati? Chi li paga? Cosa devono causare? Come si spiegano le fotografie nelle quali rappresentanti delle forze dell'ordine familiarizzano con i cosiddetti black bloc? L'unica risposta sensata porta a farsi una domanda ancora più preoccupante: a mettere a ferro e fuoco il centro di Roma c'erano anche degli agenti travestiti? La giornata di ieri (martedì, ndr) richiama alla memoria quanto accadeva negli anni 70. Allora - continuano i senatori Pd che hanno formalizzato i dubbi presentando un'interrogazione al Viminale - non mancarono episodi in cui i settori più o meno deviati degli apparati di sicurezza rimestavano nel torbido, contribuendo ad alimentare tensioni e violenze».
Su tutti gli episodi risponderà il ministro dell'Interno Roberto Maroni domani in Parlamento: «Si può dialogare con tutti ma non con i violenti», ha detto. L'accusa del centrosinistra, intanto, è pesantissima. Ma è una vera cantonata. Poco dopo è stata la questura di Roma a intervenire in merito. «Nessun poliziotto o appartenente alle forze dell'ordine si è infiltrato nel corteo degli studenti. L'uomo ritratto nelle foto è un già noto estremista di sinistra che ora è attivamente ricercato». Scacco matto. Il Pd perde la faccia. «In relazione alle ipotesi di possibili infiltrati appartenenti alle forze dell'ordine tra i manifestanti - ha fatto sapere la questura - si rappresenta che è stato compiutamente identificato dalla Digos ed è attivamente ricercato il soggetto ritratto in alcune foto mentre, travisato, impugna un manganello e un paio di manette in concomitanza con l'aggressione subita dal finanziere».
Poche ore dopo le forze dell'ordine cattureranno il giovane e negli uffici della Digos lo accuseranno anche di aver sottratto manette e manganello all'agente. È un liceale romano estremista di sinistra già noto alla polizia che non ha ancora compiuto 17 anni. Un violento. E chi martedì era sul luogo del pestaggio subito dagli uomini della Guardia di finanza l'ha visto in azione contro l'agente. Prima con un bastone in mano. Poi cercando di spaccare un blindato. Tirando un secchio dell'immondizia sugli uomini della Finanza. E rubando infine manette e manganello per continuare a picchiare. Che il ragazzo col giaccone beige è un manifestante non lo dice solo la questura.
La prova dell'abbaglio di Finocchiaro & Co. si scova negli ambienti della sinistra estrema, dove i collettivi universitari e i frequentatori dei centri sociali si organizzano per manifestazioni, spedizioni e azioni no global. Sul sito internet indymedia.org un post chiarisce fin troppo: «Il ragazzo con il giaccone beige di cui si vocifera da ieri essere un infiltrato, è uno studente minorenne di Roma, conosciuto dai compagni che ci confermano la sua identità. Non ha nulla a che fare con gli sbirri. Per cortesia stop alle ricostruzioni: era un manifestante come gli altri». Punto.
Chiarezza è fatta da parte di tutti. Avevano ragione Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto (capigruppo rispettivamente al Senato e alla Camera del Pdl) a suggerire prudenza al Pd su certe dichiarazioni. Di certo c'è che i gruppi violenti che hanno devastato il Tridente hanno un minimo comune denominatore: radicalizzare le lotte approfittando dei momenti di crisi, dato che si evince da un documento dell'intelligence. Secondo gli 007 l'universo antagonista è «impegnato a individuare piattaforme comuni di contestazione, capaci di facilitare il superamento delle tradizionali frammentazioni, rendendo così più vigoroso il fronte di protesta».
Una strategia che ha portato i primi risultati nelle lotte contro la politica sull'immigrazione e nuovi traguardi con le proteste degli studenti. I facinorosi, spiegano gli analisti, sfruttano il clima di sofferenza sociale e provano a riaquistare credibilità e consistenza: «In questo senso appaiono significativi alcuni comunicati pubblicati in Rete della ex "disobbedienza", che auspicano la ricostruzione di un fronte comune più ampio contro la crisi». Altro che agenti infiltrati.
Fonte > Il Tempo