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Bush e Zuckerberg, la strana coppia
Repubblica
01 Dicembre 2010
NEW YORK - "A Facebook abbiamo l'onore di aver un sacco di ospiti che vengono a parlare delle loro differenti esperienze. E oggi è davvero un onore che George W. Bush, il 43esimo presidente degli Stati Uniti, sieda qui tra noi per parlare del suo nuovo libro e della sua esperienza alla guida del paese...". Wow: ma è davvero Mark Zuckerberg quel ragazzo in jeans, felpa e scarpe da ginnastica che si alza in piedi e stringe la mano a questo signore che arriva sotto uno scroscio di applausi, camicia bianca e niente cravatta sotto la giacca chiara e i pantaloni kaki? Sì, è proprio lui, il miliardario più giovane del mondo, e questo è proprio Giorgino Dabliu, venuto negli uffici di Palo Alto a presentare il suo libro Decision Point per la prima intervista di un (ex) presidente a Facebook.
Che incontro. E che sorpresa per i fan democratici di Mark che certamente arricceranno il naso di fronte alla straordinaria apertura di credito del social forum verso il presidente che ha trascinato l'America in guerre infinite e nella più grande crisi economica dai tempi della grande recessione. Perché avrà anche ragione Liz Gannes, l'informatissima blogger di "All Things Digital", la strana coppia s'è potuta ritrovare grazie soprattutto ai buoni uffici di Ted Ullyot, il vicepresidente e consigliere
principe di Facebook che era vice assistente di Bush jr ai tempi della Casa Bianca. Ma la verità è che il presidente e il social manager, malgrado i 38 anni di differenza d'età, si sono trovati straordinariamente in sintonia. Fino al punto di scoprire di avere lo stesso nomignolo, The Decider, il decisivo, colui che decide: il decisionista.
"The Decider???" ha eslamato Bush quando il moderatore ha detto che anche Mark veniva chiamato così. "No, per carità, non farlo: suonava talmente cool quando decisi di usarlo io!". Ma la somiglianza con quel signore in giacca è sembrata da subito un complimento al signorino in felpa. Quando, per esempio, in questo vero e proprio talk show (Mark: "Come è andata la presentazione?". George: "Beh, non sei Jay Leno...". E Mark: "Mi dispiace ma non guardo mai la tv") è saltato fuori il discorso sulle critiche che un leader è costretto a ricevere, il buon George si è rivolto a Mark: "Tu sai di cosa stiamo parlando, vero?". E lui, l'uomo accusato di violare la privacy di mezzo mondo, il ragazzino miliardario ritratto senza scrupoli nel film The Social Network, ha prontamente risposto: "Qui non abbiamo ricevuto tutte quelle critiche che può ricevere un presidente: ma ne abbiamo avute".
Il duetto è andato avanti per quasi un'ora con i due che hanno continuato a farsi i complimenti: l'importanza di essere un leader, l'importanza di inseguire un sogno come quello di Facebook, le capacità di resistenza di George e la capacità d'innovazione di Mark, "altrimenti non saresti qui dove sei....". "Scusa, non vorrei sembrare troppo elogiativo", scherza Bush. "Mi ha preso in giro abbastanza", risponde con deferenza Mark. Quando il moderatore dice che i due hanno in comune l'impegno per l'educazione (Bush aveva avviato la prima riforma bipartisan destinata ai bambini più poveri, Zuckerberg ha appena donato 100 milioni di dollari alle scuole del suo New Jersey) l'ex presidente ha sbottato: "Ma se lui non è neppure laureato!". E poi, come se fosse sul set di Happy Days, ha dato "il cinque" incrociando con Mark le nocche della mano destra.
Sulle questioni più spinose naturalmente si è sorvolato. Il moderatore ha lanciato una domanda di un utente Facebook che si identificava come "Bono" e che chiedeva ragione della guerra in Afghanistan. Ma Bush, qui, ha preferito rimandare al suo libro, dove, dice, è spiegato tutto (e dove fra l'altro proprio a proposito di Bono confessa in un aneddoto tutta la sua ignoranza sul rock. "Stasera incontrermo Bono per il caso dei debiti del Terzo Mondo", gli dice un assistente. E lui: "Ah, sì, Bono, non è quello che era sposato a Cher?").
Gli chiedono di WikiLeaks, e l'uomo che autorizzò le torture e il giro di vite sui diritti civili adesso dice: "Quando tu hai una conversazione con un leader straniero e questa finisce su un giornale, a quelli non piace. E non piace neppure a me. Perché queste conversazioni si basano sulla fiducia". Ha una parola buona però per il suo successore, giura che non lo criticherà come lui non è stato criticato dal suo predecessore Bill Clinton. Dice, anzi, che Barak Obama "ha gestito bene la questione dell'Afghanistan, facendo la cosa giusta con l'aumento delle truppe". Insomma proprio quello che i sondaggi contestano al presidente.
Ma la parte più esilarante del dibattito è quando Bush confessa le sue (in)esperienze tecnologiche. Quali sono gli apparecchi che usa? "Prima ero un tipo da BlackBerry, oggi da iPad". Il moderatore: "Ho letto che quando era alla Casa Bianca usava anche un iPod". Bush: "Ah, sì, conta anche quello?". Il moderatore: "Beh, è tecnologia anche quella". Risate del pubblico, l'ex presidente che sorride e fa l'occhiolino a Zuckerberg. Il moderatore insiste: "Posso chiederle che canzoni ha dentro?" Bush: "Non lo uso più...".
Naturalmente l'ex leader degli Stati Uniti confessa anche di usare, chissà perché tra i gadget, "the" Facebook, mettendoci l'articolo che il social network ha tagliato da una vita, facendo però confusione e dicendo che ha 600mila amici, che il motore non gestirebbe mai, e infatti 600mila sono solo quelli a cui "piace" la pagina di George W. Bush. Ma come mai la scoperta di Facebook? "Prima di tutto io amo la capacità di impresa, amo un Paese che permette a qualcuno come te di avere un sogno, e di far lavorare un sacco di gente, e di dare la chance di creare lavoro e ricchezza. Ma soprattutto sono un uomo di marketing: e sono andato su Facebook perché era il posto migliore dove vendere il mio libro!". La verità, alla fine, trionfa sempre.
Fonte > Repubblica
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