Blair strappa applausi in Israele e fa l'occhiolino alla UE
Il Foglio
30 Ottobre 2009
Ecco chi e perchè vuole Blair presidente della UE
GERUSALEMME - Alla conferenza della presidenza israeliana "Affrontare il futuro" della settimana scorsa, il rappresentante del Quartetto per il medio oriente, Tony Blair, ha aperto i lavori con un intervento che ha ricevuto l'applauso più lungo e sentite di tutto l'evento.
"Il mondo oggi è interdipendente - ha esordito Blair - come dimostrano la crisi economica, il cambiamento climatico e il terrorismo globale, e le forze della globalizzazione, come Internet e le nuove tecnologie, ci stanno legando reciprocamente".
Dopo una lunga pausa, l'ex premier inglese ha dichiarato: "E per noi - nel mio paese come nei vostri - la scelta che dobbiamo fare è questa: in quest'epoca di globalizzazione caratterizzata da rapidissimi cambiamenti, il nostro atteggiamento sarà aperto ad accettare tale cambiamento? Cercheremo di comprendere il cambiamento e sfruttarne le potenzialità, o invece assumeremo un atteggiamento di chiusura e di paura? Questa distinzione, tra aperto e chiuso, è, a mio giudizio, altrettanto importante, e spesso anche più importante, della tradizionale distinzione ideologica tra sinistra e destra".
Sull'estremismo, Blair ha detto che "talvolta la gente vuole confinare questo estremismo in un unico luogo. In realtà, la tragedia e la sfida del mondo moderno sta proprio nel fatto che esso non è confinato in un unico luogo".
Su Teheran: "Kitengo che l'Iran sia assolutamente irresponsabile nelle sue ambizioni nucleari. Credo - pur sperando che riusciremo a risolvere la questione diplomaticamente - che l'esportazione del terrorismo in tutto il medio oriente e anche altrove sia ancora un problema: è un'arma con una propria ideologia, sostanzialmente una filosofia chiusa. Questi grappo di estremisti, che sono legati da una perversione dell'autentica fede islamica, credono che vi sia una sola verità e una sola forma di legittimazione (la loro) e una sola fede".
Blair ha inserito Israele nella categoria dei paesi non impauriti dal cambiamento. Sulla questione israelo-palestinese, ha detto:
"Certo, si tratta di negoziati, confinì e mutamenti sul terreno; ma si tratta anche di un cambiamento di mentalità. La domanda che viene spesso posta è questa: perché è così importante realizzare la pace? Ecco la mia risposta: perché la pace è un simbolo che permette di cogliere e sfruttare le opportunità che ci riserva il futuro. E quando pensiamo al conflitto israelo-palestinese e a rutti coloro che sono morti a causa di esso, non possiamo fare a meno di osservare i progressi compiuti. Quando mi trovo in Israele, penso sempre al modo in cui questo paese è nato e a ciò che ha creato. Il suo atteggiamento e la sua mentalità non erano caratterizzati da alcun tipo di chiusura, bensì dalla fiducia nelle opportunità del futuro. I cinesi hanno una parola per il concetto di 'crisi' (weiji) che significa anche 'opportunità'. 'Non è affatto impossibile superare le crisi e vincere le sfide'. La verità di quest'affermazione è dimostrata dal progresso dell'umanità: infatti, malgrado tutte le sue difficoltà, questo progresso si fonda in definitiva su valori che non sono esclusivi di una sola fede o di una sola razza, ma che invece sono i valori universali dello spirito umano. Se riusciremo a ricreare questo spirito, potremo comprendere meglio il passato, essere più utili nel presente e contribuire più efficacemente a rendere il futuro dei miei e dei vostri figli un futuro più illuminato, più giusto, più prospero e anche più pacifico".
Mentre scendeva dal palco, abbiamo chiesto a Blair se gli piacerebbe essere il prossimo presidente dell'Unione europea. Lui ha fatto un ampio sorriso. Poi è stato subito trascinato via dalla sicurezza, si è voltato, ha sorriso di nuovo e ha fatto l'occhiolino. Gli brillavano gli occhi.
Fonte > Il Foglio | 28 ottobre