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Bce, Weber getta la spugna. Draghi balza in pole position
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Merkel abbandona il candidato tedesco per la posizione di governatore: pesa la sua linea dura contro l'acquisto dei titoli dei Paesi indebitati. Ora il favorito è il numero uno di Bankitalia

BERLINO
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Colpo di scena nella corsa al vertice della Banca centrale europea. Il presidente della Bundesbank, Axel Weber, getta la spugna: ha fatto sapere che non vuole candidarsi a un secondo mandato alla guida dell'istituto tedesco, e quindi esce a tutti gli effetti dalla rosa del candidati alla successione a Jean Claude Trichet. La Germania ha perso il suo cavallo di razza, la cancelliera Merkel si è detta sorpresa e ha avuto un lungo colloquio telefonico con Weber, ma apparentemente senza risultati.

Mario Draghi a questo punto appare in pole position. Berlino, che incontrava sempre più difficoltà a far accettare Weber ai partner europei, vuole un presidente Bce forte, dicono i portavoce, e ritiene che possa essere tedesco. La disfida della Eurotower appare più aperta che mai.

Il giallo è cominciato ieri mattina, quando il quotidiano economico Handelsblatt ha lanciato le prime indiscrezioni. Confermate più tardi, non ufficialmente ma nella sostanza, alla Reuter da fonti governative. Molti parlano di un colpo di testa dell'impulsivo 53enne Axel Weber: ritenuto un superfalco dell'ortodossia e del rigore monetario, avrebbe mal digerito quello che gli sembrava un appoggio insufficiente o quasi assente del governo federale alla sua candidatura. Secondo Bild online, egli avrebbe persino deciso di lasciare la guida della Bundesbank in anticipo: non l'anno prossimo, ma quest'estate. E avrebbe già un piano di carriera futura: fatta passare una pausa di riflessione diplomaticamente opportuna, punterebbe a guidare la Deutsche Bank, primo istituto di credito tedesco, succedendo al potente Josef Ackermann.

Da tempo, Axel Weber aveva chiarito di voler succedere a Jean Claude Trichet alla guida della Banca centrale europea. In teoria l'idea piaceva al governo Merkel, ma con la sua linea dura e il suo stile privo di ogni tatto diplomatico, dicono gli osservatori, egli si era bruciato i ponti del rapporto col potere politico. In particolare, la sua critica aperta alla decisione della Banca centrale europea di acquistare bond dei paesi il cui debito sovrano è in crisi, per aiutarli e sostenere l'euro, gli aveva messo contro tutti i più importanti partner di Berlino nell'eurozona. A cominciare dalla Francia di Sarkozy. E Angela Merkel non può rischiare di perdere l'appoggio dell'Eliseo alle priorità della sua politica europea, a cominciare dalla proposta di un Patto di competitività per rilanciare e rendere più convergenti e moderne le economie dell'eurozona.

La Cancelleria perde ora sforzarsi di trovare candidati alternativi. Tra i tedeschi si parla di Klaus Regling, attualmente responsabile del fondo europeo per il soccorso ai paesi in crisi (Efsf) o di Juergen Stark, che però già siede al vertice Eurotower e quindi secondo lo statuto Bce non potrebbe partecipare alla corsa. Oltre a Draghi, il cui marchio mediterraneo appare quasi indigeribile all'opinione pubblica tedesca, circolano i nomi del lussemburghese Yves Mersch e del finlandese Erkki Liikkanen, entrambi attuali presidenti delle banche centrali nazionali.

Andrea Tarquini

Fonte >
  Repubblica.it



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