'La guerra fredda è finita da un pezzo'
NEWSWEEK
29 Agosto 2008
Questo mese il presidente Georgiano Saakashvili ha scelto di realizzare la sua visione politica attraverso la violenza.
E' diventato di moda vedere il coinvolgimento russo in Ossezia del sud attraverso l'ottica della guerra fredda usando l'invasione sovietica della Cecoslovacchia del 1968 come modello di riferimento. Ma fare una simile interpretazione dei fatti è una cosa storicamente folle, se non addirittura una debolezza criminale. Si sta ignorando la recente storia della regione, così come i passi da gigante che la Russia ha fatto sin dal collasso dell'URSS. Si ignora la più basilare evidenza dell'attuale situazione: che nell'oscurità della notte, il giorno 8 agosto, la Georgia ha lanciato un attacco militare che ha ucciso centinaia di civili e pacificatori, creando un disastro umanitario che ha portato all'esodo più di 30.000 rifugiati.
Lasciateci essere chiari: il coinvolgimento russo in Ossezia del sud non ha niente a che vedere con l'ideologia e neppure col cambio di regime in Georgia; men che meno l'ipotesi di ristabilire i vecchi confini dell'URSS. Si tratta di riportare una pace, pur fragile che sia.
Dopo il collasso dell'unione sovietica, la nuova leadership Georgiana ha annunciato che la "Georgia è dei Georgiani", ponendo fine alle autonomie regionali nella Georgia stessa e spostando forze militari verso Tskhinvali e Sukhumi. Dopo una sanguinosa guerra, l'esercito Georgiano è stato cacciato dall'Ossezia del sud e dall'Abkhazia. La Russia ha aiutato a mediare un cessate il fuoco. Nel 1992, la Russia e la Georgia hanno creato una piattaforma legale per la stabilità del Caucaso meridionale, incluse operazioni congiunte di mantenimento della pace in Ossezia del sud e Abkhazia. Le Nazioni Unite e l'Organizzazione pe la Sicurezza e Cooperazione approvarono tali sforzi e mandarono osservatori in entrambe le regioni. I meccanismi di risoluzione dei conflitti hanno avurto il consenso e la partecipazione di tutte le parti - Georgia inclusa.
Ma sin dal raggiungimento del potere nel 2004, il presidente Goergiano Mikheil Saakashvili ha cercato di minare tale processo facendo valere la volontà di controllo sulla Ossezia del sud e sull'Abkhazia. Ha fatto ciò malgrado i desideri dei cittadini di quelle regioni, che ricordano la strage dei primi anni '90. Questo mese Saakashvili ha scelto di raggiungere la sua visione politica attraverso la violenza. Il fatto che i militari georgiani abbiano dato all'operazione il raccapricciante nome in codice "Piazza Pulita" ("Clear field") rivela quali siano i reali obiettivi di Saakashvili. Il nome in codice ha un chiaro fetore di Genocidio.
Quando i portatori di pace georgiani hanno aperto il fuoco sui colleghi russi, noi non abbiamo avuto altra scelta a parte quella di rispondere. In violazione di ogni accordo, le forze Georgiane si sono scatenate in un frenetico delirio omicida, incendiario e distruttore. A Saakashvili bisogna presentare il conto per i crimini commessi. La nostra risposta è stata mirata, proporzionata e legittima. Il 9 agosto, le truppe Russe sono state mandate a rinforzare i pacificatori Russi sopravvissuti e a proteggere la popolazione civile.
Il nostro obiettivo era semplice: fermare l'assassinio in corso e prevenire il ripetersi di simili episodi. Queste azioni sono assolutamente coerenti con l'articolo 51 della carta dei diritti di autodifesa dell'ONU. La parte russa non ha mai preso di mira civili e strutture civili. Il nostro scopo era proteggere tutte le persone nella regione tramite il disarmo delle forze georgiane e demilitarizzando le aree usate per il lancio di attacchi contro l'Ossezia del sud.
E' ora ampiamente noto che le forze georgiane attorno a Gori hanno continuato a sparare sulle unità sud-ossete e russe, anche quando Saakashvili ha firmato il cessate il fuoco. Le operazioni sono terminate il 12 agosto, ma la situazione ha continuato ad essere estremamente pericolosa. Per fare un piccolo esempio: le armate georgiane hanno coperto la loro ritirata con trappole esplosive e mine intelligenti. Abbiamo ricevuto notizie di saccheggi, regolamenti di conti e persecuzioni nel vuoto di potere lasciato dalle autorità georgiane in fuga.
Questo, comunque, non è ciò che la Georgia vuole far credere al mondo. La propaganda è un'arma potentissima. Intuendo che l'operazione Piazza Pulita era fallita, gli Ufficiali Georgiani hanno freneticamente assunto la parte della vittima. Hanno annunciato che le truppe russe avevano raso al suolo Gori e si stavano muovendo verso Tblisi. Saakashvili aveva personalmente dichiarato di aver visto aerei russi a bombardare il mercato locale (curiosamente, i ministri europei che lo accompagnavano non avevano notato alcun attacco). Condominii, infrastrutture civili ed uno stadio sono stati distrutti dalle bombe a grappolo, ha detto Saakashvili. Non c'è nulla di vero. E' stato uno sfacciato tentativo di coprire la palese evidenza che era stata la Georgia stessa il vero aggressore.
Cosa può dire una persona in merito alle ripetute asserzioni di Saakashvili che Tskhinvali era stata distrutta non dai georgiani ma dai russi dopo la presa della citta? Persino il Ministero della Verità di George Orwell non sarebbe stato in grado di inventare una storia del genere. Il 14 agosto, le truppe russe hanno cominciato a riportare l'ordine a Gori. Le unità russe hanno aiutato a reintrodurre acqua ed elettricità e facilitato il rientro della polizia Georgiana. Hanno messo in sicurezza i vasti ed incustoditi arsenali di artiglieria nei pressi della città, in modo che non potessero arrecare danni alla popolazione civile.
Coloro i quali pensano ancora alla guerra fredda, magari vogliono comparare la difesa russa dei propri pacificatori e di civili innocenti con l'aggressione sovietica del secolo scorso. Ma il presidente ceco Vaclav Klaus ha fatto proprio tale esempio la scorsa settimana quando ha rifiutato il paragone con la Cecoslovacchia del 1968: "la Cecoslovacchia non attaccò i Rus (ndt: i Rus sono l'etnia russa) dell'area sotto i Carpazi; l'invasione dell'epoca (fu ingiusta proprio perchè) non era una reazione ad un nostro attacco". "La guerra fredda è finita da un pezzo, e l'Unione Sovietica un ricordo sfuggente. Come gli Stati Uniti sanno bene, una nazione deve difendere il proprio popolo quando è attaccato. Nessuna nazione che abbia dignità può far di meno".
Sergey Lavrov
Ministro degli esteri della Federazione Russa
Tradotto da un lettore di EFFEDIEFFE.com
Fonte > NEWSWEEK
Originale > ‘The Cold War Is Long Over’
Home >
Worldwide Back to top