"Decisivo un salto di qualità della politica per la stabilità e la continuità della vita istituzionale"
"Il mio auspicio, e il mio personale impegno, è per una rinnovata capacità dell'Italia di contribuire al rilancio della volontà politica comune a sostegno dello sviluppo dell'integrazione europea". E' quanto affermato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione dell'incontro al Quirinale con le Alte magistrature della Repubblica. "Ciò comporta però, sia chiaro - ha proseguito il Capo dello Stato - la massima serietà da parte nostra nel misurarci in Europa con una condivisa 'cultura della stabilità', nel fare quindi i conti con l'imperativo di ridurre il così grave peso del debito pubblico accumulato dallo Stato italiano, che ovviamente penalizza anche il nostro sviluppo".
Il Capo dello Stato ha ribadito quindi che "non si può illusoriamente girare attorno alla necessità di un impegno forte e continuativo, in Italia, per la riduzione del debito pubblico. Il che richiede nuovi approfondimenti circa le strade da prendere, molti ripensamenti, correzioni, sacrifici rispetto ad abitudini e aspettative radicate, e discussioni più oggettive, concrete ed aperte sulle priorità da osservare nella destinazione delle risorse finanziarie pubbliche disponibili". Essenziale, quindi, per il Presidente Napolitano "un nuovo 'spirito di condivisione', che conduca le forze politiche e le forze sociali a individuare, fuori di ogni schema e contrapposizione pregiudiziale, i temi, le esigenze, le sfide ineludibili per qualsiasi soggetto rappresentativo responsabile. Si confrontino liberamente, s'intende, le diverse proposte configurabili per le riforme da adottare, per le politiche pubbliche di medio e lungo termine da perseguire, per i comportamenti collettivi da stimolare : ma nessuno si sottragga a questo esercizio di responsabilità".
"L'Italia - ha aggiunto il Capo dello Stato - può e deve farcela nell'attuale, per quanto difficile fase storica: ne abbiamo le potenzialità, le risorse umane, le energie culturali, tecniche, imprenditoriali". Ma "la condizione per farcela ora è guardare in modo impietoso alle debolezze da superare, alle sfide da non perdere. La condizione è prendere piena consapevolezza, noi tutti, dei rischi che corriamo e della durezza delle prove che ci attendono non solo nei prossimi mesi ma nei prossimi anni".
Per il Presidente della Repubblica, "da questa comune consapevolezza siamo oggi lontani. Ne sono lontani i fatti e le amare cronache della politica, i contenuti e i toni di una continua contesa che tanto incide negativamente sulla vita delle istituzioni repubblicane, soprattutto al livello nazionale, impedendo loro più fecondi confronti, precludendo loro più soddisfacenti risultati". "Decisivo è dunque, in Italia, - ha affermato - un salto di qualità della politica. Decisivo per la stabilità e continuità della vita istituzionale, e per la tenuta del sistema Italia in un contesto europeo percorso da così forti scosse e tensioni. Ho naturalmente sempre presenti le distinzioni essenziali. La sorte di ogni governo è decisa dal Parlamento, che accorda e revoca la fiducia. La durata delle legislature parlamentari è fissata in Costituzione, in termini temporali analoghi a quelli fissati negli altri paesi democratici : termini non fissati casualmente, ma corrispondenti al tempo necessario per l'attuazione di un programma politico di adeguato respiro". "Ma l'esperienza compiuta ci dice che anche in Parlamenti eletti con leggi maggioritarie, è pur sempre la politica - è l'evolversi dei rapporti e dei conflitti politici, ed è la capacità di padroneggiarli - che determina la stabilità della coalizione di governo premiata dagli elettori".
"Resta, nel nostro ordinamento, prerogativa del Capo dello Stato - ha proseguito il Presidente della Repubblica - sancire l'impossibilità di completare una legislatura parlamentare e quindi sciogliere le Camere. Quella degli scioglimenti anticipati è stata un'improvvida prassi tutta italiana, da cui speravamo di esserci liberati e al cui ripetersi sono tenuto a resistere nell'interesse generale. Specie in periodi così gravidi di incognite".
"Continuerò - ha detto il Presidente Napolitano - dal canto mio a sollecitare la continuità della vita istituzionale e dunque di una legislatura al cui termine mancano più di due anni: sempre che, beninteso, vi sia la prospettiva di un'efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell'attività delle Camere".
"Opererò - ha sottolineato il Capo dello Stato - in ogni circostanza, secondo regole e prassi costituzionali cui intendo doverosamente attenermi, nei limiti del mio ruolo e delle obbiettive possibilità, tenendo ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008. Opererò soprattutto perché ora e nel futuro - indipendentemente dalla definizione delle soluzioni di governo - si realizzi quello 'spirito di condivisione' di cui ho detto chiarendo il senso di quell'espressione, il valore di quell'istanza. E' qui il 'salto di qualità della politica' che in larga misura il paese si attende. Perché è in giuoco la moralità e dignità della politica. Perché c'è stanchezza verso la chiusura in sé stesso del mondo politico, verso la quotidiana gara delle opposte faziosità, verso il muro dell'incomunicabilità tra maggioranza e opposizione".
Per il Presidente Napolitano "c'è da colmare un distacco ormai allarmante tra la politica, le istituzioni e le forze sociali e culturali, in un paese che pure continua a dare tante prove di senso di responsabilità, di dinamismo, di coesione e di solidarietà".
In vista delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, per il Presidente Napolitano "insufficiente è rimasto l'impegno politico nazionale, che avrà modo di dispiegarsi attorno alle date emblematiche del prossimo anno e di correlarsi anche all'interesse che per il nostro anniversario si manifesta fuori d'Italia, in numerosi paesi amici memori della nostra storia". Ma, "la più seria e preoccupante incompiutezza del nostro processo unitario resta il divario tra Nord e Sud: un divario che si deve evitare assuma gli aspetti di una frattura e che quindi esige un approccio nuovo e risoluto come quello richiesto da altre debolezze strutturali destinate a diventare rischi fatali per il nostro paese, da disinnescare nei prossimi anni".
Per il Presidente Napolitano "l'impegno per il centocinquantenario, il discorso sulla nostra storia, sulle radici e le ragioni della nostra unità, deve raggiungere i giovani e incrociare, dandovi valide risposte ideali, il loro crescente malessere. Guai a sottovalutarlo: è malessere concreto, per la disoccupazione e per la precarietà e scarsa qualità dell'occupazione, per l'inadeguata formazione, e più in generale per l'incertezza del futuro, per il vacillare delle speranze e degli slanci che dovrebbero accompagnare l'ingresso nell'età adulta. Così dobbiamo leggere anche le recenti contestazioni, non riferibili solo a un singolo provvedimento di legge". "E' dunque necessario e urgente - ha affermato il Presidente Napolitano - cercare, e aprire, nuovi canali di comunicazione e di scambio con le nuove generazioni. Invitando al tempo stesso i giovani che esercitano il diritto di riunirsi, manifestare, protestare, a stare in guardia, a tenere fermamente le distanze da gruppi portatori di una intollerabile illegalità e violenza distruttiva, foriera di sconfitta per le forze giovanili e di drammatico danno per la democrazia".
Fonte > Quirinale