Lorenzo de Vita 25 Febbraio 2015
***“La democrazia è essenzialmente privazione di quel bene che la condizione umana esige, e che è la vita in una società organica, nata dalle esigenze della natura perfezionate dall’intelligenza. È dunque il Male, è dunque la Morte. Sostituisce il non essere all’essere. Non esiste o, più esattamente, non esiste che nella misura in cui distrugge l’esistenza dell’uomo”.
“L’uomo moderno si nutre di parole senza verificare se corrispondono alle realtà che significano. Evoluzione è una delle più efficaci. La sua influenza è in ragione diretta del suo carattere verbale, della sua vacuità sostanziale. Corrisponde ai bisogni di cambiamento, allo stato d’insoddisfazione continua dell’Io nei rapporti con se stesso. È proprio dell’idolo essere deludente. L’Io seduce ma illude di continuo. L’Io si lascia quindi trasportare da un movimento senza soste, in un’aspirazione infinita verso la sua immagine sempre mutevole. L’evoluzione n’è la giustificazione euforica che sottrae l’Io al suo fondamentale malessere, all’angoscia che prova davanti al suo vuoto interiore”.
“Quel che si deve fare è legare gli uomini fra loro, imprimendo nella loro immaginazione una stessa rappresentazione degli avvenimenti. Tutta l’arte di governare si riduce in fin dei conti a questo, ovvero a cogliere l’avvenimento che permetterà al Governo di ingannare l’opinione pubblica in suo favore. In tal modo ottiene l’adesione che gli è necessaria e senza la quale crollerebbe. Il prezzo da pagarsi è la deformazione permanente dell’informazione, la menzogna che si insinua nell’avvenimento e lo traveste. Quest’opera di volgarizzazione per mezzo dell’immagine segue evidentemente la linea di minima resistenza. Raggiunge quanto v’è di più plasmabile nell’uomo: la sua soggettività. Nulla infatti è più molle dell’io; è una materia amorfa che può prendere qualsiasi forma”.
“Mai l’illusione di ‘vivere’ in compagnia coi potenti del giorno, con le vedettes, le stelle, i campioni celebri, i re, le regine, i chierici di ogni religione e dell’ateismo, coi ‘mostri sacri’, i prìncipi di questo mondo e di partecipare alla politica universale, dall’O.N.U. e dal Concilio sino alla guerra arabo-israeliana, le sommosse, le conflagrazioni e deflagrazioni dappertutto, eccetera, è stata più endemica. Ci raggiunge, per riprendere l’espressione di Sainte-Beuve, in fondo alla nostra poltrona psicologica e nella nostra poltrona, semplicemente”.
“L’analfabetismo, l’incoltura e l’ignoranza (nel senso moderno dei termini) erano un tempo serbatoi di intelligenza vergine, non contaminata dall’illusione di sapere, ordinata per la salvaguardia della vita ai duri imperativi della realtà. L’irruzione della radio e della televisione in questo mondo di ‘civiltà tradizionali’, ne ha decimato i beneficiari più rapidamente del vaiolo, della tubercolosi e dell’alcoolismo. La diffusione dell’istruzione ha ovunque accelerato il processo di decomposizione dei valori eterni”.
“Il poeta e l’artista hanno voluto essere creatori, come Dio, e le loro opere sono dileguate nel nulla. Loro si sono riuniti ai tecnici e ai tecnocrati nel culto esclusivo dell’artificiale e della fantasia nella mistica e nella mistificazione del FARE sostituita a tutte le altre attività della mente”.
“Il pastorale non aveva scelta. Bisognava e bisogna che esso diventi a sua volta attività «poetica» dello spirito, fabbricatrice di un mondo nuovo, di una società nuova, di un uomo nuovo! Il «pastorale» di sua natura diventa sempre rivoluzionario, sovversivo, e, nella misura in cui promette forme immaginarie, mistificatore. Esso è diventato l’alibi e la maschera della volontà di potenza progressista e di una teocrazia che non osa dire il proprio nome, dissimulando la peggiore fra le teocrazie. Questo straordinario fenomeno di distruzione della Chiesa dall’interno e della civilizzazione da parte di coloro che in altri tempi la salvarono dal disastro, si svolge sotto i nostri occhi ed è vano cercare di attenuarne la solare realtà. La Chiesa, almeno quella di vertice, monopolizza l’informazione e folleggia nel guazzabuglio dell’aggiornamento, manifestando vergogna, indifferenza o disprezzo per il valore di verità dei concetti intellettuali e delle formule con cui essi li esprimono: rompendo il cordone ombelicale bimillenario che La univa alla filosofia aristotelica del senso comune, è entrata, al di fuori dei veli esterni, nella finzione”.
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